Medici aggrediti: "Abbiamo paura, scatti l'arresto"

Assaliti dai parenti della vittima, si barricano. In un anno 16mila gli atti violenti

Medici aggrediti: "Abbiamo paura, scatti l'arresto"
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Medici, infermieri, operatori asserragliati in una stanza del blocco operatorio degli ospedali Riuniti di Foggia. Fermano la porta con un carrello e con la forza delle braccia. Tutto per difendersi dai familiari di Natasha Pugliese, 23 anni di Cerignola, morta durante un intervento chirurgico.

In rete circolano le immagini-denuncia del video dell'équipe medica di chirurgia toracica che tre sere si è dovuta barricare un una stanza per fuggire alla furia dei parenti della paziente deceduta. Una dottoressa piange. Un'altra chiama le forze dell'ordine.

Sulla vicenda la direzione generale del policlinico Riuniti di Foggia ha avviato un'indagine interna per ricostruire e valutare tutto il percorso assistenziale-sanitario. Un'aggressione di particolare violenza che ha provocato reazioni in tutta Italia tra politica e sindacati con l'Anaao che ha chiesto la convocazione urgente di un tavolo tecnico in prefettura a Foggia e i leader nazionali che minacciano di abbandonare gli ospedali nel caso in cui non arrivino misure urgenti per garantire la sicurezza del personale. La vicenda smuove le reazioni del mondo politico e medico. E riapre il dibattito sul tema della sicurezza del personale medico. I camici bianchi chiedono un intervento delle istituzioni.

«Abbiamo già inasprito le pene, abbiamo modificato la procedibilità di ufficio, però - spiega il ministro alla Salute Orazio Schillaci - è anche un problema culturale: se una persona si rivolge a una struttura sanitaria e trova una persona con il camice bianco, deve capire che quella persona sta lì per aiutarlo, non è il suo nemico. Magari viene da orari di lavoro lunghissimi, probabilmente è anche pagata meno di quello che merita, e oltre a questo viene anche aggredita. Questo è assolutamente inaccettabile».

Eppure sono oltre 16mila, nel 2023, le segnalazioni di aggressioni a operatori sanitari, per un totale di circa 18mila operatori coinvolti nelle aggressioni segnalate.

«Senza misure di deterrenza concrete e tempestive, la situazione non può cambiare e il rischio è abituarsi a episodi di violenza reiterata nelle corsie contro chi, ogni giorno e tra mille difficoltà, assicura il diritto alla salute dei cittadini» afferma Giovanni Migliore, presidente Fiaso, Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere. Da una recente indagine emerge non solo che gli atti di violenza contro il personale medico sono in aumento, ma anche che l'80% degli operatori vittime di violenza non ha presentato denuncia.

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