Fra i malati Covid di maggio e giugno, uno su quattro è un medico o un infermiere. E d'accordo che ci siamo resi conto dall'inizio della pandemia che il luogo dove il virus ha attecchito maggiormente sono gli ospedali, ma ancora adesso è evidente come tra le corsie e tra gli operatori sanitari sia difficile evitare il contagio. Dal rapporto settimanale della fondazione Gimbe di Bologna emerge che sono 29.476 gli operatori sanitari contagiati dall'inizio dell'emergenza coronavirus, pari al 12,3% del totale dei positivi.
Solo negli ultimi due mesi, dal 4 maggio al 30 giugno, i contagiati sono stati 7.596, pari al 26,5% dei totale dei positivi. «In un contesto di generale stabilità del quadro epidemiologico nazionale - spiega il presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta - abbiamo approfondito un tema trascurato negli ultimi tempi, ovvero il contagio degli operatori sanitari che durante questi mesi hanno pagato un prezzo molto alto condizionando anche l'evoluzione dell'epidemia. Oltre alla riduzione della 'forza lavoro', gli operatori sanitari contagiati sono divenuti inconsapevoli veicoli di infezione, in particolare dei pazienti più fragili».
Analizzando i tamponi degli ultimi mesi, la fondazione Gimbe va anche di affondo contro il metodo numeri. Un metodo disordinato, parziale e pieno di «buchi neri». Che quindi impedisce la ricostruzione di quanto realmente accaduto anche ora che sono passati quattro mesi dall'inizio (ufficiale) dell'epidemia.
Il 9 aprile l'Istituto superiore di sanità conduce un'indagine tra le Regioni per raccogliere informazioni più dettagliate sugli operatori sanitari. Ma al 23 giugno risultano 87 operatori sanitari deceduti per Covid, per un tasso di letalità dello 0,3%. Un dato che non coincide con il numero dei 171 medici deceduti reso noto dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici e odontoiatri. Al 16 aprile quasi il 90% degli 11.738 contagiati fino a quel momento si concentra tra ospedali (70,9%) e territorio (18,5%), mentre il restante 10,6% si divide tra case di riposo, residenze per anziani e ambulatori. Ma era stato detto che un contagio su due avveniva all'interno della case di riposo quindo anche questo punto andrà chiarito.
«È inaccettabile la mancata disponibilità di dati analitici relativi alla distribuzione regionale, al contesto assistenziale e al ruolo/qualifica professionale degli operatori sanitari contagiati che consentirebbero di comprendere meglio il fenomeno e mettere in atto le opportune strategie preventive a tutela degli operatori e dei cittadini - insorge Cartabellotta - L'ennesimo buco nero su una delle principali determinanti della diffusione dell'epidemia nel nostro Paese». «Il dubbio sorge spontaneo: è possibile che mesi dopo l'inizio dell'epidemia non siamo ancora in grado di garantire agli operatori sanitari il massimo livello di protezione con adeguati dispositivi di protezione individuale e protocolli di sicurezza?». Ma i numeri su quanto accaduto non sono l'unico aspetto da chiarire.
Mentre i medici e gli operatori ospedalieri riceveranno un indennizzo perchè coperti dall'Inail, non è previsto alcun risarcimento dalle assicurazioni per farmacisti e medici di famiglia. Che hanno operato sul territorio, fuori dagli ospedali. Il nodo sta nella definizione dei danni Covid: infortunio sul lavoro o no? Eppure anche loro venivano chiamati eroi.
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