I numeri, innanzitutto, con il desiderio di smentire la vulgata della vittoria dimezzata. L'invito deciso a tutto il centrodestra a mobilitarsi per giocarsi la partita del ballottaggio romano remando tutti dalla stessa parte. Il dito puntato contro l'astensionismo, individuato come il vero nemico da combattere.
Giorgia Meloni, dopo le prime parole pronunciate a caldo, convoca una conferenza stampa nel comitato elettorale di Michetti, nei pressi della Garbatella, suo quartiere di origine, e lancia la volata per il candidato sindaco. «Roma è la partita più importante, saranno due settimane decisive, andremo casa per casa a spiegare il programma. Chiederò a tutti di concentrarsi su Michetti perché alcune considerazioni allegre sulla validità del candidato non erano molto centrate, il risultato di Michetti credo sia stato il migliore tra quelli delle grandi città».
Una partita che ora bisogna giocare mobilitando l'elettorato di centrodestra, storicamente pigro nei ballottaggi (ma non sempre, se si pensa alla grande vittoria di Gianni Alemanno), ma anche dialogando con l'elettorato dei due candidati sconfitti. Non a caso Giorgia Meloni fa partire qualche messaggio mirato. E a Porta a porta rivela: «Ho parlato con Berlusconi e Salvini. Siamo una coalizione per certi versi bizzarra, ma unita».
Basta distonie, quindi, e avanti uniti. A Carlo Calenda dà atto di avere ottenuto un consenso «significativo», a Virginia Raggi rende l'«onore delle armi» con un attacco diretto a Giuseppe Conte: «Di pessimo gusto precipitarsi a Napoli dal vincitore, ingeneroso e un po' vigliacco, la sindaca ha combattuto con dignità».
È chiaro che ora bisognerà anche far valere l'appartenenza visto che in diversi municipi il voto disgiunto si è fatto sentire e Michetti ha preso meno voti della coalizione. «La sfida sarà convincere chi si è allontanato perché i partiti hanno usato i voti per fare cose distoniche». Giorgia Meloni ci tiene, però, a portare avanti la sua «operazione verità». FdI, fanno notare, ha superato la Lega a Bologna, Torino, Grosseto, Rimini, Pordenone, in tutta l'Emilia Romagna, a Roma è passata dal 12% al 17%, è finita pari a Novara. Deludente, invece, il risultato napoletano. Secondo le rilevazioni di Youtrend guardando solo ai partiti e lasciando da parte le civiche, FdI conquista a livello nazionale la seconda posizione con l'8,3% contro il 13% del Pd, il 4,5% della Lega e il 3,2% di Forza Italia.
«C'era una sola regione al voto ed è stata stravinta dal centrodestra» spiega Giorgia Meloni. «Sei capoluoghi di regione al voto, cinque erano in mano a sinistre e M5S e una al centrodestra. Oggi tre sono confermate al centrosinistra, tre vanno al ballottaggio. La sinistra non ha guadagnato neanche un capoluogo di regione. Il centrodestra è avanti a Roma, a Trieste e sostanzialmente le due coalizioni sono appaiate a Torino. Si votava anche in diciotto capoluoghi di provincia, dodici erano governate dal centrosinistra, sei dal centrodestra: dei dodici del centrosinistra sei sono confermati sei vanno al ballottaggio, e dei sei governati dal centrodestra tre sono confermati, tre al ballottaggio. E poi ancora: «Repubblica dice che FdI a Bologna si ferma al 12%. La destra italiana a Bologna al 12 non era arrivata mai, nelle ultime amministrative FdI aveva il 2,4% oggi è il primo partito col 12,6».
Un'avanzata che per Livio Gigliuto, dell'Istituto Piepoli, fotografa un trend di crescita.
«FdI cresce di 4-5 punti a Roma rispetto al 2016 e lo stesso avviene a Milano dove da poco più del 2 passa alla doppia cifra così come a Torino. Il tutto in un contesto di centrodestra che risente dei risultati dei candidati sindaci».
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