È bastato davvero poco per smantellare la solita retorica a cui ci aveva abituati il Partito democratico, che da sempre ha impartito lezioni e pontificato sulla questione femminile. In queste elezioni politiche è venuto a galla tutto il finto moralismo, il doppiopesismo tipico della sinistra: Giorgia Meloni si appresta a diventare presidente del Consiglio, mandando in tilt un Pd che invece è rimasto ancorato a una figura maschile. E l'imbarazzo dei dem diventa maggiore se si osservano i dati delle elette nel nuovo Parlamento.
Il problema del Pd
Dai dati emerge come il Partito democratico abbia un problema di rappresentanza femminile. Non possono passare inosservati i numeri relativi alla quota di esponenti donne che sono riuscite a trovare posto nel palazzo: i numeri cambiano leggermente a seconda delle singole valutazioni, ma alla base resta il fatto che le donne del Pd sono meno di un terzo tra i nuovi eletti. Un autogol clamoroso di chi ha voluto ergersi a paladino convincendosi di una superiorità morale rispetto al centrodestra.
Dai miei conti le donne elette nei gruppi del #Pd sono 32. Meno di 1/3. Mi pare un argomento di discussione interessante per il #Pd che verrà. Gli impegni della segreteria nazionale sulla parità erano altri. Bisognerà che qualcuno ci spieghi cosa è successo
— Alessia Morani (@AlessiaMorani) September 29, 2022
Ed ecco che tra le donne dem è partito il malcontento subito dopo la chiusura delle urne. Critica la posizione della deputata uscente Alessia Morani, secondo cui le donne elette nei gruppi del Partito democratico sono solamente 32: "Gli impegni della segreteria nazionale sulla parità erano altri. Bisognerà che qualcuno ci spieghi cosa è successo".
Sulla stessa linea la senatrice Monica Cirinnà, che ha messo in risalto il dato di 36 donne su 119 eletti nel totale, corrispondenti a circa un terzo. Da qui la stoccata a chi prosegue nell'intento di delegittimare gli avversari: "Arduo e scomposto dare patenti di maschilismo al partito che esprime una leader donna. La parità si pratica e non si predica, altrimenti diventa una foglia di fico per coprire giochi di correnti".
Tra camera e senato le #donne elette del #Pd sono 36/119 circa 1/3. Arduo e scomposto dare patenti di maschilismo al partito che esprime una leader donna. La parità si pratica e non si predica, altrimenti diventa una foglia di fico per coprire giochi di correnti. #parità
— Monica Cirinnà (@MonicaCirinna) September 29, 2022
Anche secondo la deputata Chiara Gribaudo le 36 parlamentari donne su 119 complessivi del Partito democratico sono un numero troppo basso. Il che rappresenta un tema da affrontare senza ricorrere alle sole chiacchiere: "È successo nel 2018, succede questa volta. Dobbiamo cambiare radicalmente la cultura patriarcale che ancora sopravvive nel Pd. Questo è un tema da congresso, non i nomi".
La lezione della Meloni
Per il Pd si tratta di una sconfitta nella sconfitta. Non solo è arrivata la disfatta elettorale, ma anche a livello di rappresentanza femminile è andata malissimo. In molte lamentano di essere state "sbarcate" in collegi complicati, difficili da riuscire a portare a casa. Non mancano i malumori. Il caos c'è. Laura Boldrini chiede che la vocazione femminista "sia in cima alle idee per un radicale cambiamento del partito".
L'edizione odierna de La Repubblica parla di 34 parlamentari dem su 106. Anche in questo caso meno di un terzo. Dall'altra parte c'è Giorgia Meloni: aspirante premier; presidente del primo partito d'Italia; leader del centrodestra. La numero uno di FdI ha incassato l'elogio di Marianna Madia: "È stata bravissima. Dobbiamo imparare la lezione e andare a prenderci le cose". Per Simona Malpezzi, capogruppo uscente al Senato, qualora la Meloni dovesse insediarsi a Palazzo Chigi "con il compagno che la segue tre passi indietro sarà una scena di grande impatto simbolico, che ci deve interrogare".
Adesso le donne del Pd iniziano a manifestare malessere per l'incoerenza di un partito che predica bene e razzola male. I dem hanno sempre utilizzato il tema della parità di genere solo come una bandiera da sventolare.
Per quale motivo, di preciso, non si sa ancora. Visto che i numeri parlano in maniera inequivocabile. E anche questa volta dal centrodestra è arrivata una bella lezione a una sinistra sempre più affezionata alla teoria piuttosto che alla pratica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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