L'Anpi è ossessionata dal governo Meloni. Natale, Pasqua, 25 aprile, 2 giugno: ogni ricorrenza è buona per imbastire una polemica. Per armare i fucili contro il capo dell'esecutivo. E se non c'è un motivo concreto, basta inventarlo. Bisogna buttarla in rissa. L'Associazione dei partigiani corregge il premier anche sul messaggio diffuso in occasione del settantanovesimo anniversario delle Fosse Ardeatine, l'eccidio dei 335 civili prigionieri politici, ebrei, militari, detenuti comuni, assassinati dalle truppe naziste il 24 marzo del 1944 per rappresaglia all'azione dei partigiani dei Gap il giorno precedente in via Rasella. Meloni ricorda dal suo profilo social il massacro: «Oggi l'Italia onora le vittime dell'eccidio delle Fosse Ardeatine. Settantanove anni fa 335 italiani sono stati barbaramente trucidati dalle truppe di occupazione naziste come rappresaglia dell'attacco partigiano di via Rasella. Una strage che ha segnato una delle ferite più profonde e dolorose inferte alla nostra comunità nazionale: 335 italiani innocenti massacrati solo perché italiani. Spetta a tutti noi - Istituzioni, società civile, scuola e mondo dell'informazione - ricordare quei martiri e raccontare in particolare alle giovani generazioni cosa è successo in quel terribile 24 marzo 1944. La memoria non sia mai un puro esercizio di stile ma un dovere civico da esercitare ogni giorno». Passano pochi minuti e puntuale arriva la stoccata dell'Anpi: «La presidente del Consiglio ha affermato che i 335 martiri delle Fosse Ardeatine sono stati uccisi solo perché italiani. È opportuno precisare che, certo, erano italiani, ma furono scelti in base a una selezione che colpiva gli antifascisti, i resistenti, gli oppositori politici, gli ebrei. È doveroso aggiungere che la lista di una parte di coloro che, come ha affermato Giorgia Meloni, sono stati barbaramente trucidati dalle truppe di occupazione naziste, è stata compilata con la complicità del questore Pietro Caruso, del ministro dell'interno della repubblica di Salò Guido Buffarini Guidi, del criminale di guerra Pietro Koch, tutti fascisti» si legge in una nota dei partigiani. La polemica decolla.
Il premier ribatte da Bruxelles: «Li ho definiti italiani, che vuol dire che gli antifascisti non sono italiani? Sono stata onnicomprensiva...».
La girandola va avanti per tutta la giornata. Interviene il presidente Anpi Gianfranco Pagliarulo. Laura Boldrini si accoda: «La storia bisogna dirla tutta. Giorgia Meloni non può omettere che alle Fosse Ardeatine i 335 trucidati erano sì italiani, ma soprattutto antifascisti, oppositori, ebrei. E proprio per questo vennero uccisi. Molto grave mistificare i fatti storici». Dal fronte Schlein interviene Chiara Gribaudo: «Massacrati solo perché italiani. No, Presidente Meloni. Come Fonzie, non riesce a pronunciare quella parola. I morti delle Fosse Ardeatine sono stati massacrati perché antifascisti. Le rinfresco la memoria e il vocabolario, Presidente».
Nello scontro vengono trascinati anche i familiari delle vittime: «La storia dice che questo eccidio è stato compiuto dai tedeschi con la piena collaborazione dei fascisti che hanno stilato una lista di 50 nomi» - commenta all'Ansa il presidente dell'associazione Nazionale Famiglie Italiane Martiri (Anfim), Francesco Albertelli.
Ornella Vanoni non vuole mancare alla rissa: «Non sono stati uccisi solo perché italiani, ma perché italiani ebrei e italiani partigiani. Forse la Meloni è un po' confusa davanti a questa memoria» twitta la cantante. Anche il Terzo Polo attacca. Missione compiuta, polemica di giornata innescata. Prossimo appuntamento al 25 aprile.
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