Appena ventiquattro ore per lo switch. Per resettare l'interruttore e passare dalla modalità «diplomazia internazionale» a quella «beghe italiane». Di ritorno ieri da Bali, infatti, già oggi pomeriggio Giorgia Meloni dovrà archiviare il G20 e mettere la testa sulle questioni domestiche. A partire dalla manovra, su cui gli alleati di maggioranza - Lega e Forza Italia - hanno iniziato, seppure con discrezione, a muoversi in maniera pressante. Non proprio un dettaglio, visto che i tempi per il via libera alla legge di bilancio sono stretti. L'approvazione dei due rami del Parlamento, infatti, deve arrivare entro il 31 dicembre. E il calendario è già delineato: prima il passaggio nella commissione Bilancio della Camera, poi - intorno al 20 dicembre - l'esame dell'Aula di Montecitorio e, infine, un passaggio in Senato. Non una corsa, ma neanche una passeggiata.
Ed è per questo che Meloni è decisa ad accelerare. Incassato il successo sul fronte estero - in Indonesia ha avuto, tra gli altri, bilaterali sia con il presidente americano Joe Biden che con quello cinese Xi Jinping - alle 18 di oggi vedrà i capigruppo di maggioranza per tirare le fila della manovra («non voglio sorprese», ripete in privato). La legge di bilancio, infatti, dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri già lunedì, come anticipato due giorni fa al termine della riunione dei capigruppo della Camera dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani. E come confermato a Bali dal titolare dell'Economia, Giancarlo Giorgetti.
Sul tavolo, ci sono circa 32-34 miliardi di euro, in buona parte destinati al caro bollette. Nella maggioranza, però, si discute sull'opportunità di varare una disclosure sui capitali all'estero ed è in corso un tira e molla sul superbonus, con Forza Italia che, spiega il capogruppo alla Camera Alessandro Cattaneo, chiede una proroga a fine anno per evitare di «creare problemi a imprese e famiglie». La Lega, invece, spinge sul tetto al contante e sul ponte sullo Stretto. Tanto che, annuncia il vicepremier Matteo Salvini, «lunedì in Consiglio dei ministri verrà riattivata la Stretto di Messina Spa», in liquidazione ormai da nove anni. Il primo passo, rivendica Salvini, per la realizzazione del ponte fra Sicilia e Calabria, missione con cui la società fu creata nel 1981. Tutte questioni, in verità, su cui dall'entourage della premier filtrano diverse perplessità. Che lasciano supporre che l'incontro di oggi pomeriggio a Palazzo Chigi non sarà così scontato come immaginano i vertici di Lega e Forza Italia.
In manovra, invece, andrà certamente il tetto sul contante da cinquemila euro. Che, su sollecitazione dell'ufficio legislativo del Quirinale, esce dal decreto Aiuti quater. Il Colle - che nulla aveva obiettato sul primo, discusso provvedimento su rave, vaccini ed ergastoli - ha infatti ritenuto che questa volta non sussistano i requisiti di necessità ed urgenza. E, d'intesa con il legislativo di Palazzo Chigi, la norma è stata spostata sulla legge di bilancio. Insomma, una decisione presa di comune accordo e senza alcuna conflittualità. Anche se è evidente che, politicamente parlando, si registra un cambio di passo rispetto alla benevolenza di due settimane fa.
Sullo sfondo, invece, resta il nodo immigrazione e lo scontro con l'Ue.
Il successo del G20 di Bali, infatti, non cancella le tensioni con i partner europei. La Francia su tutti. Con Emmanuel Macron che - filtra da Bruxelles - è pronto a mettersi di traverso al Consiglio Ue in programma il 15 e 16 dicembre.
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