E insomma, sospira la Meloni, l'abbiamo scampata bella e ora i miliardi europei sono in salvo. Merito della nuova cabina di regia, certo, ma tante grazie a Super Mario che ha preparato il terreno. «Abbiamo centrato tutti gli obbiettivi del Pnrr. La staffetta ha funzionato, sono contenta. Adesso viene in difficile, aprire i cantieri». La manovra, vabbè, e quello che si poteva fare con pochi soldi in cassa e il «caro bollette da tamponare», però «è figlia di scelte politiche coraggiose: siamo appena arrivati, freschi freschi, potevamo restare nella comfort zone e affidarci alla Ragioneria, invece abbiamo preferito cercare di mantenere gli impegni». Gli alleati? Tutto bene, giura, nessuna guerra interna in vista. «Mi fido di loro. La Finanziaria non è stata facile, ci sono diverse sensibilità, comunque il nostro è un orizzonte di cinque anni». E qual è la prima riforma in agenda? «Semplice, il presidenzialismo, perché il Paese ha bisogno di stabilità e non di premier passanti».
C'è un po' di tutto. Il Msi e il Covid, il reddito di cittadinanza e la Russia, il salva calcio e il fisco, l'Europa e i giovani, il tutto con il fantasma di Draghi a Palazzo Chigi «che è uno stimolo». Tre ore di conferenza stampa, 45 domande, alla fine niente voce e niente pranzo per Giorgia. Una promessa piuttosto spericolata: «Velocizzare le istituzioni sarà la mia eredità. Mi piacerebbe lasciare una nazione orgogliosa e ottimista. Quando si va all'estero ci si rende conto di quanto ci sia voglia di Italia, di quanto siamo stimati. Una buona ragione per non mollare».
PRESIDENZIALISMO
La premier non esclude un'iniziativa del governo ma, «se ci fossero disponibilità parlamentari non avrei preclusioni». Da gennaio incontri con le opposizioni perché «le regole si scrivono insieme» però «non sarò così sprovveduta da non capire atteggiamenti dilatori», tipo Bicamerale. Quanto al sistema, si può provare con il doppio turno alla francese «su cui c'è maggiore convergenza». Franza o Spagna pari sono, quello che conta per lei è arrivare a «un capo di governo frutto dell'indicazione popolare».
COVID
Ma più del presidenzialismo, il ritorno del virus può diventare la priorità dell'esecutivo. «Siamo pronti. Il ministro della Salute Schillaci ha disposto il tampone per chi arriva dalla Cina, misura che rischia di non essere efficace se non presa a livello europeo». Bruxelles batta un colpo, Roma comunque non vuole tornare ai lockdown. «Il modello di privazione della libertà non funziona, il caso cinese lo dimostra». E i vaccini? Nessun cedimento no vax, assicura. «C'è già in corso una campagna da parte del governo. Per i soggetti a rischio mi sento di rivolgere l'invito più deciso a immunizzarsi. Per gli altri a consultare il medico».
GUERRA
Giorgia spera «che prima o poi Mosca si renda conto dell'errore e fermi l'invasione», però «finché non accadrà noi difenderemo l'Ucraina» armandola. Entro il 24 febbraio Meloni volerà a Kiev per un'iniziativa e lavorerà su eventuali spiragli. L'Italia si offre da garante per un accordo di pace.
Europa e scandali
«Mi indigno quando definiscono il Qatargate come italian job, casomai potremo parlare di «socialist job». La Ue deve avere più coraggio e «ridurre le dipendenze, da quella energetica a quella dei medicinali a quella militare: se appaltiamo la sicurezza e altro, poi dobbiamo pagare». Quanto alla Bce e i rialzai dei tassi di interesse, «rispettiamo la sua autonomia ma Francoforte deve rispettare l'autonomia della politica, evitando scelte peggiorative che possono generare panico e fluttuazioni e vanificare il lavoro dei governi». E l'addio ai motori a combustione interna entro il 2035 fissato dalla Ue «non è ragionevole, è lesivo del nostro sistema produttivo».
RIFORMA INTERNE
Il catasto? «Si può fare una mappatura ma da questo governo non partirà mai un aumento delle tasse sulla casa, che consideriamo sacra». Il fisco? «Intendiamo andare avanti, in primis con la riduzione del costi del lavoro. L'obiettivo è un taglio di cinque punti». Ma sulla flat taxi da Meloni nemmeno una parola. Il governo considera poi strategico il controllo delle reti telefoniche e di comunicazione «per garantire i livelli occupazionali e lasciare il resto al mercato» e vuole intervenire in qualche modo pure su Mps, «intendiamo assicurare un'uscita ordinata dello Stato e creare le condizioni che ci siano più poli bancari».
MSI
Chiude con un occhio al passato. «Mi sorprendono certe polemiche, il Movimento sociale ha svolto un ruolo importante avvicinando milioni di italiani alla democrazia».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.