Una lezione di tolleranza e coraggio, di speranza e apertura, di incitamento all'ingresso definitivo della Turchia non solo nella modernità, affinché scelga la dignità della persona e rifugga dalle tentazioni del fondamentalismo dell'Isis. E un segnale forte di contrapposizione a tradizioni che si ostinano a considerare la donna sottomessa per via di connivenze familiari, di un passato che non passa e di costumi come i matrimoni combinati. È il messaggio che abbiamo voluto dare come Parlamento Europeo attribuendo al film turco Mustang, bellissima opera prima della regista turco-francese Deniz Gamze Ergüven, il Premio Lux. Premio nato nel 2007 per i 50 anni dai Trattati di Roma e che oltre a rafforzare l'industria del cinema europeo, si contrappone alla cultura dell'odio che assedia il Mediterraneo. Antivirus, antidoto al rischio di una deriva fondamentalista che va contrastata con gli strumenti disarmati ma potenti della cultura. Ho visto in Mustang un mondo antico attraverso gli occhi della piccola Lela che si ribella al futuro disegnato dalla famiglia per le sorelle. Un tuffo in mare di Nur, Ece, Selma e Sonay che giocano con amici induce nella nonna e nello zio l'effetto «Gorgone», la vergogna che si manifesta nello sguardo della comunità che considera peccaminosi quegli innocenti comportamenti, tanto da doverli riscattare con la reclusione e i matrimoni forzati. Ricordo un importante libro-reportage della giornalista Ayse Onal, Delitti d'onore, che racconta di donne vittime di zii, padri e cugini che, a volte con l'aiuto delle donne della famiglia, le puniscono fino alla morte. È successo in Italia a Hina, la ragazza di origini pachistane nel Bresciano, sgozzata dal padre e dai cognati perché fidanzata con un italiano, cameriera in un ristorante, vestita all'occidentale. Ma il delitto d'onore non è una prerogativa dell'Islam, anche se le autorità religiose islamiche non alzano abbastanza la voce per condannare. È accaduto dalla Svezia alla Gran Bretagna, dalla Germania all'Italia. Mi ha colpito, in Mustang, l'abbraccio con l'insegnante che parte, la scuola come fondamentale passaggio dall'atavismo oppressivo alla visione laica dell'individuo libero in una società libera. La nostra speranza è che in Turchia non prevalga la retromarcia dell'oscurantismo; che l'Islam non assuma a Istanbul, città-miraggio di Lela, le caratteristiche di una religione integralista ma una spiritualità che libera le più positive energie dell'uomo.
E che la Turchia si prepari a completare il percorso di avvicinamento all'Europa, sposando non la tradizione dei matrimoni combinati e della sottomissione femminile ma la prospettiva laica di un Paese di cultura islamica rispettoso delle libertà individuali.*Vicepresidente del Parlamento europeo e responsabile del premio LUX
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