Mettiamo un burqa su tutta la nostra arte

Quasi due millenni di bellezza sono "religiosamente scorretti"

Mettiamo un burqa su tutta la nostra arte

Allora copriamo anche tutte le cattedrali, le chiese, i tabernacoli, le abbazie, i cenacoli, le piccole edicole con le Madonne con bambino lungo le strade, copriamo i codici miniati e i manoscritti medievali, copriamo tutta l'arte e la letteratura italiana. Copriamo tutto per non turbare chi non è cattolico. Se si va dietro alla scuola di Firenze che ha annullato la visita alla mostra di arte sacra, in corso a Palazzo Strozzi, perché «i crocifissi urtano le famiglie non cattoliche», allora ci serviranno chilometri e chilometri di teli neri. Per non offendere chi non si sente cristiano, dobbiamo coprire infatti 110 straordinarie cattedrali, quelle che ci fanno essere conosciuti nel mondo, quelle che inchiodano il nostro sguardo a Milano o Venezia ma anche in piccoli comuni come Cefalù o Altamura, dobbiamo coprire circa 34mila-36mila chiese, storiche e moderne, come la bellissima chiesa di Assisi o l'impareggiabile Certosa di Pavia. Il grande telo nero lo dobbiamo mettere anche sopra gran parte dei 501 complessi monumentali che abbiamo, tra cui l'abbazia di Montecassino, in cui San Benedetto pose le basi dell'Europa, o il Pantheon a Roma perché, da tempio romano, è stato poi trasformato in chiesa e lì riposa l'incommensurabile Raffaello. Ma se si va fino in fondo, dobbiamo coprire anche buona parte dei 40mila palazzi e dimore storiche, perché in tutti loro c'è una cappella e gli affreschi che rivestono pareti e soffitti hanno chiarissimi richiami cristiani; e dobbiamo oscurare per le strade i crocicchi e i capitelli votivi con le immagini dei santi e della Vergine. Anche nei 3850 musei italiani dobbiamo fare strage, perché, se si escludono i musei scientifici e d'arte contemporanea,, le altre collezioni, dagli Uffizi a Brera a quelli etnoantropologici, sono un'interminabile carrellata di immagini e rimandi cattolici. Dunque dobbiamo depennare i crocifissi e gli affreschi di Giotto e Cimabue, le Pietà e la Cappella Sistina di Michelangelo, le tele di Leonardo da Vinci o Mantegna o Caravaggio. Con il grande telo nero dobbiamo coprire poi i capolavori della letteratura, da Jacopone da Todi alla Divina Commedia, dai Promessi Sposi fino ai moderni Pier Paolo Pasolini e Giovanni Testori. Dobbiamo cioè entrare nelle circa 13.400 biblioteche e selezionare ciò che si salva dal non avere diretti riferimenti allo Spirito Santo. Ma anche l'italiano va amputato. Quando si vede un diseredato, non possiamo più dire «è un povero cristo», dovremo più diplomaticamente dire «è un socialmente estraniato»; quando Renato Pozzetto nei suoi film, davanti a una bella femmina, esclama «eh, la Madonna!» dobbiamo doppiarlo e magari fargli dire «corbezzoli, signora!».

Le farmacie non possono più essere contrassegnate da una croce che lampeggia; e i funerali con il prete e il carro funebre che portano il morto dalla chiesa al cimitero non vanno più bene perché turbano lo spazio pubblico; e da ultimo, visto che tutti finiamo stesi sottoterra, dobbiamo anche chiudere i camposanti: finora hanno accolto, senza troppo chiasso, chi è crepato pensandosi polvere e chi invece teneva un rosario tra le mani. Se seguiamo il religiosamente corretto, esporre croci sulle lapidi dei nostri morti sarà vietato per non urtare i non credenti.

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