"Mi scusi, ora posso?". Faccia a faccia Porro-Conte sul lockdown

A Quarta Repubblica il conduttore e l'ex premier a confronto sulle politiche restrittive per il Covid. Porro: "Follia il lockdown". Conte: "Non mi sono divertito"

"Mi scusi, ora posso?". Faccia a faccia Porro-Conte sul lockdown

Non è stato un ring. Ma neppure uno scambio di convenevoli. Forse potrebbe apparire più come una sfida a fioretto quella andata in onda ieri sera a Quarta Repubblica tra Giuseppe Conte e Nicola Porro. Il primo ex premier ai tempi del coronavirus e il secondo conduttore che nella sua Zuppa (e non solo) ha più volte criticato il "modello italiano" di lotta alla pandemia.

Ieri sera, dopo un po' di tempo, i due si sono ritrovati faccia a faccia negli studi Mediaset di Roma. Si è parlato di molte cose: delle presunte "trame nere" a destra, delle trivellazioni nel Mar Adriatico, della mancata alleanza M5S-Pd ("ci hanno voltato le spalle"), dei termovalorizzatore di Roma ("è il Pd ad aver cambiato idea"), di Alessandro Di Battista ("abbiamo visioni diverse su politica estera") e ovviamente anche di reddito di cittadinanza. Però a un certo punto tra i due scocca come una scintilla. E tutto avviene quando il leader dei pentastellati cita il Conte II e le sue politiche Covid.

"Lei sa quanto siamo stati critici - dice Porro - abbiamo perso molti punti di Pil e forse il lockdown si poteva fare diversamente. Le faccio una critica a viso aperto e le dico che per me il lockdown è stato una follia, una violazione delle libertà mostruoso". A quel punto Conte replica: "Lei mi ha criticato molto da questa trasmissione e siccome lei ha un pubblico molto affezionato, il suo pubblico ha sentito la sua versione molto argomentata e articolata, però oggi per la prima volta io ho la possibilità di replicare. Mi dà un minuto?".

In quei sessanta secondi, forse un po' più, l'ex premier rivendica tutte le sue scelte. "Lei si è lamentato molto per le restrizioni che ci sono state - attacca Conte - ma sono state tutte funzionali, e credo che il pubblico lo sappia e lo abbia capito. Io non mi sono divertito. Io ho sofferto con la comunità nazionale". Giuseppi assicura di aver sofferto per aver dovuto limitare la libertà di circolazione. Fa leva sulla sua qualità di giurista.

E poi riduce tutto a un dentro o fuori: "Si trattava o di rimanere distrutti dalla pandemia o di contrastarla con misure necessarie e compatibili con l'assetto costituzionale. Abbiamo dato prevalenza alla tutela della salute e preservato allo stesso tempo l'economia".

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