Milano vacante. A un anno dalle elezioni comunali, sembrano non esserci pretendenti certi a Palazzo Marino. Dev'essere tornato improvvisamente scomodo lo scranno di sindaco, se è vero che avrebbe intenzione di lasciarlo anche Beppe Sala, disilluso sulle sue prospettive politiche e a quanto pare intenzionato a tornare alla sua prima vita, quella da manager. A meno di un anno dalla fine del suo primo altalenante mandato, lo svogliato Sala avrebbe deciso quindi di non ricandidarsi. E l'articolo pubblicato ieri dal Fatto Quotidiano sarebbe solo l'ultimo indizio di questa decisione maturata e ormai sul punto di essere annunciata ufficialmente. Il quotidiano più amorevolmente vicino ai 5 Stelle, con tanto di foto in prima pagina ha ricostruito il «menu» del pranzo toscano consumato da Sala nella casa di Beppe Grillo a Marina di Bibbona. L'incontro era noto, e Sala aveva escluso che si fosse parlato del voto milanese. Non era una bugia. «Ha davvero parlato di altro» ha scritto Il Fatto, garantendo che Sala punta «a un posto manageriale nazionale. Alla guida della società pubblica che potrebbe nascere da Telecom Italia per gestire la rete e le infrastrutture». «Posto irraggiungibile, senza l'ok dei 5 Stelle».
Superato lo sbigottimento derivante dalla constatazione che incarichi manageriali e destini societari di questo peso passino dall'intercessione di Grillo, la novità politica è di tutto rispetto. E confermerebbe gli umori recenti di un Sala apparso nervoso, provato dagli errori commessi nei primi giorni del Covid, insofferente per una politica che pareva dovergli aprire prospettive nazionali in realtà rivelatesi sempre più rarefatte e sfuggenti. Il «tecno-populista» Sala cerca dunque un incarico di lusso. La definizione è del consigliere Matteo Forte, che oggi riflette: «Se si è stancato di fare il sindaco può essere che cerchi una buona uscita in questo modo. Del resto, già Palazzo Marino è stato vissuto come buona uscita per Expo». In tutta Milano sono in pochi a mettere in dubbio la plausibilità di questo scenario, che Sala giustamente non ha voluto smentire nel giorno del funerale dell'amata madre, morta il 16 agosto a 89 anni. Un ritorno alla vita da manager era stato in qualche modo incoraggiato anche dal coordinatore cittadino di Fdi, Stefano Maullu, che - con buona dose di paradossale ironia - aveva candidato Sala alla guida delle Olimpiadi 2026.
Avveratasi la previsione, cambia tutto. Per quanto ammaccato, Sala era considerato difficile da battere alle Comunali 2021. Ora la partita torna apertissima, anche se il centrodestra sta ancora selezionando il suo candidato - e la scelta ovviamente dipenderà anche dalla definitiva decisione di «Beppe», che si annuncia imminente. Il centrodestra comunque appare già galvanizzato: «Milano merita di meglio di un sindaco che sembra avere la testa già altrove» dice Carlo Fidanza (Fdi), mentre il capogruppo regionale di Fi Gianluca Comazzi già prevede una «batosta elettorale in arrivo per il Pd».
Di sicuro il Pd, per insipienza, lascia vacante il laboratorio politico per antonomasia, quello che ha battezzato tutte le novità dell'ultimo secolo. E Milano oggi si trova con quello che il capogruppo azzurro Fabrizio De Pasquale definisce «un sindaco zoppo».
«Con quale autorevolezza può dare ordini ad assessori e dirigenti - chiede - un sindaco che tutti sanno che se ne andrà?». Intanto anche lo stimato assessore alla Cultura Filippo Del Corno annuncia l'intenzione di tornare alla sua vita da compositore. Milano sta per cambiare musica?
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