La "missione" di Di Maio dopo il risveglio tardivo: far dimenticare il Salento

Il ministro degli Esteri prova a rimediare alla gaffe delle foto al mare mentre Kabul cadeva

La "missione" di Di Maio dopo il risveglio tardivo: far dimenticare il Salento

Dopo i pranzi in riva al mare a base di «puccia» (panino tipico salentino) con il polpo a cavallo di Ferragosto al trendy Togo Bay, stabilimento balneare di Punta Prosciutto a Porto Cesareo, dai corridoi del ministero degli Esteri, chi ha avuto modo di vederlo all'opera, assicura che Luigi Di Maio da una settimana si ciba esclusivamente di tramezzini tristanzuoli, tranci di pizza riscaldati oppure rapide insalatone, il tutto senza muoversi dalla scrivania della Farnesina. E però anche lui stesso, essendo un tipo più equilibrato della maggioranza dei colleghi grillini, si è reso conto dello scivolone. L'inciampo di un ministro sbracato in spiaggia mentre in Afghanistan i talebani entravano a Kabul ancora gli pesa. Così la gaffe gli è servita da stimolo per mettersi a lavorare pancia a terra, senza sosta, per portare in salvo tutti i nostri connazionali e i collaboratori dell'Esercito italiano bloccati nell'inferno afghano. Oltre che per monitorare lo scenario geopolitico in contatto continuo con «gli omologhi» degli altri Paesi.

Il telefono di Di Maio è bollente, più della sabbia ferragostana in Salento. Le giornate della seconda metà di agosto scorrono frenetiche, tra un aggiornamento con l'americano Antony Blinken, una call con il cinese Wang Yi e un colloquio con il qatariota Mohammed Al Thani. I parlamentari fedelissimi ci dicono che non bisogna badare alle questioni di forma, che ciò che è stato fatto nei primi due giorni di crisi da Punta Prosciutto non è differente da ciò che si sarebbe potuto combinare a Roma con la cravatta ben annodata al collo. Dal suo entourage si limitano ad annotare che la girandola dei vertici internazionali è cominciata da giorno 17, quando Di Maio era già nella Capitale, ben saldo sulla sua sella. In effetti il ministro da martedì scorso non si è dato tregua. «Dal 17 agosto ha partecipato a un summit al giorno e fa due riunioni di staff quotidiane, come è giusto che sia in una situazione del genere, la sua giornata è tutta dedicata all'Afghanistan», conferma chi sta lavorando spalla a spalla con lui. Esclusi i colloqui informali e bilaterali, c'è stato un Consiglio affari esteri straordinario dell'Ue, un incontro urgente dei ministri degli Esteri dei Paesi del G7, una riunione con i ministri degli Esteri della Nato.

Al netto dell'attività al rientro delle vacanze, la gaffe salentina viene spiegata con un mix di ingenuità e sfortuna, perché in pochi nel mondo si aspettavano un'evoluzione così repentina della crisi afghana. Però le immagini del ministro a mollo rischiano di essere una macchia che la rincorsa febbrile di questi giorni non basterà a lavare. Anche per questo Di Maio non si toglie di dosso l'abito elegante e lavora. Non solo contatti con i ministri degli Esteri di tutto il globo, ma fonti della Farnesina raccontano di scambi frequenti con Josep Borrell, Alto rappresentante dell'Unione Europea per la politica estera. La figuraccia di Porto Cesareo non ha incrinato nemmeno il rapporto con l'austero Mario Draghi. Il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri si confrontano di continuo su quanto accade a Kabul e l'ex capo politico è sempre uno dei riferimenti dell'ex governatore della Bce all'interno del complesso mondo grillino. Forse non tutto è perduto, nonostante il costume da bagno e la camicia di lino nel Ferragosto del Togo Bay.

Di Maio, nelle ultime giornate, oltre all'intervento al

Meeting di Rimini, ha fatto anche «puntate» nella politica interna. Ma quasi esclusivamente conversazioni telefoniche con gli esponenti dei vari partiti che gli chiedevano aggiornamenti sull'Afghanistan. Dimenticare il Salento.

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