Era stato lui stesso a postare su Instagram la sua foto in ospedale mentre era attaccato al respiratore. Un'immagine ben diversa da quelle che lo ritraevano in allenamento o durante i combattimenti di kickboxing, sport si cui era stato campione del mondo e d'Europa.
Frederic Fred Sinistra, conosciuto come The Undertaker, ossia «il becchino», considerato l'uomo più forte del Belgio, è morto a 41 anni per gravi problemi respiratori lo scorso 16 dicembre dopo aver lottato contro il Covid, che però considerava un «piccolo virus», un'infezione come le altre. Lascia la moglie e due figli.
Negazionista convinto fino all'ultimo, si era infettato a fine novembre e aveva cancellato un incontro in programma in Francia il 4 dicembre. In un primo momento aveva rifiutato il ricovero. Era stato il suo allenatore Osman Yigin a metterlo alle strette e a costringerlo con un mezzo ricatto ad andare in ospedale, dove era stato sottoposto a ossigenazione nell'unità di terapia intensiva. «Gli ho detto che non lo avrei allenato di nuovo se non fosse andato in ospedale», ha raccontato l'allenatore.
Sinistra informava costantemente i suoi followers sulle sue condizioni di salute, ma anche quando stava peggiorando era certo che, giovane e robusto com'era, ce l'avrebbe fatta a superare l'infezione. «La PCR che mostra un'infiammazione ai polmoni è 165, e la norma è tra 0 e 5. Ma un guerriero non abdica mai, tornerò ancora più forte», scriveva.
Ma purtroppo ha perso la sua battaglia contro la malattia, che aveva voluto continuare a curare a casa, dopo essersi fatto dimettere contro il parere dei medici. I problemi respiratori sono peggiorati e le complicazioni di quello che credeva un virus di poco conto lo hanno ucciso. Poco prima di arrendersi aveva scritto un ultimo post sui social per tranquillizzare i suoi fan: «A tutti coloro che mi hanno sostenuto per anni, soprattutto per quest'ultimo calvario in cui ho visto davvero la morte, grazie dal profondo del mio cuore».
Adesso è sua moglie a ringraziare pubblicamente chi in queste settimane ha sostenuto il marito, attenta però a non rinnegare le sue convinzioni negazioniste: «Ne faccio un punto d'onore e lotterei fino alla fine affinché la verità sia ristabilita e il suo nome ripulito da tutte queste calunnie. Sia familiari sia intorno alla sua morte. Mio marito non è morto di Covid e non avrebbe mai accettato che quello che gli è successo fosse usato per diffondere paura e rivendicare la vaccinazione. Basta avere pazienza e risponderemo a tutte le vostre domande e curiosità», ha scritto su Instangram.
«Era un uomo generoso con un grande cuore, voleva aiutare gli altri a qualunque costo...
Ma era anche tormentato da vecchi demoni del passato e da tutto quello che ha passato nella sua vita, li ha combattuti giorno dopo giorno e fino all'ultimo respiro, purtroppo», ha postato la donna sul suo profilo ufficiale.
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