Il piccolo Eitan, l'unico sopravvissuto alla strage del Mottarone, esce dal processo per l'incidente che il 23 maggio di tre anni fa fece precipitare la funivia che parte da Stresa uccidendo 14 persone, tra cui il padre, la madre, il fratellino e i bisnonni materni del bambino di origini israeliane che è stato affidato agli zii e vive a Pavia. Il piccolo sta ancora affrontando un percorso di cura dal punto di vista fisico e psicologico.
Dopo il raggiungimento di un accordo per il risarcimento, una cifra superiore ai tre milioni di euro, oggi il suo legale, Fabrizio Ventimiglia, ritirerà la costituzione di parte civile nel dibattimento di fronte al Tribunale di Verbania a carico di otto imputati. Una cifra record, che mai ripagherà Eitan della perdita di tutta la sua famiglia ma che gli consentirà di ripartire lasciandosi alle spalle il processo e il clamore mediatico che inevitabilmente lo accompagnerà. L'avvocato è contento del risultato raggiunto. Quello di Eitan era infatti l'unico accordo transattivo ancora in piedi. «Ci soddisfa pienamente. Il piccolo doveva uscire il più velocemente possibile da questa vicenda e così è stato; indubbiamente nessun risarcimento potrà mai restituire al bambino ciò che gli è stato tolto a fronte di questa immane tragedia, ma d'ora in avanti, circondato dall'affetto di tutti i parenti e degli amici, potrà concentrarsi soltanto sul proprio cammino di vita, restando lontano dalle aule di giustizia, provando a chiudere questa dolorosissima parentesi della sua vita, guardando al futuro con la spensieratezza e la serenità che non devono mai mancare nell'infanzia di un bambino», scrive in una nota l'avvocato Ventimiglia, sottolineando come tutte le parti coinvolte abbiano anteposto l'interesse del bambino a restare fuori dal processo ed allontanarsi dal clamore mediatico.
Nello schianto della funivia Eitan ha perso il papà Amit Biran, 30 anni, la mamma Tal Peleg, 26 anni, e il fratellino Tom, 2 anni. Morti anche i bisnonni Barbara Cohen Konisky, di 71 anni, e Itshak Cohen, di 82. Nel 2021, quando aveva sei anni, il nonno Schmuel Peleg con un complice lo prelevò di nascosto da casa della zia portandolo in Israele. Per quel rapimento, ha patteggiato una pena a un anno e 8 mesi e ha risarcito il nipote versando più di 50mila euro per studi e cure. Denaro a cui adesso si aggiungeranno gli oltre tre milioni di euro del risarcimento.
Imputati nel processo sono Luigi Nerini, titolare della Ferrovie del Mottarone, Enrico Perocchio e Gabriele Tadini, allora rispettivamente direttore d'esercizio e capo servizio dell'impianto, Anton Seeber, presidente del cda di Leitner, il gruppo incaricato della manutenzione, Martin Leitner, consigliere delegato e Peter Rabanser, responsabile del customer service.
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