
«Non sono minimamente preoccupato per il voto di sfiducia sul caso Almasri», assicura il ministro della Giustizia Carlo Nordio.
La vicenda del torturatore libico arrestato in Italia e riportato in patria torna in Parlamento: stamattina, alla Camera dei deputati, si vota la mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni di centrosinistra, con l'eccezione di Azione. È passato già un mese dalla discussione in aula della mozione (che era accoppiata a quella contro Daniela Santanchè) e l'esito è già scritto: sarà respinta a maggioranza. Da cui l'assenza di «preoccupazione» del Guardasigilli, che comunque oggi sarà presente e replicherà probabilmente, in apertura di seduta, alle accuse delle opposizioni. La sua linea è già chiara: «Abbiamo seguito quello che la legge prevede, e cioè il tempo che il ministro deve occupare per studiare le carte che arrivano dalla Corte penale internazionale. Il Guardasigilli in quei casi non è un passacarte, ma deve dare delle valutazioni. E durante questo periodo Almasri è stato liberato». Non si è «assolutamente perso tempo», aggiunge Nordio, «tant'è vero che la stessa Corte ha poi rifatto quel provvedimento cautelare, che io stesso avevo trovato abbastanza ambiguo, proprio perché era completamente sbagliato. La Corte lo ha rifatto ed emesso 10 giorni dopo».
Dal fronte pro-sfiducia si smarca il partito di Carlo Calenda: «Abbiamo denunciato le ambiguità del caso Almasri e le contraddizioni di Nordio - spiega il capogruppo Matteo Richetti - dopodiché stiamo spiegando alle opposizioni che la mozione di sfiducia non è lo strumento per far cadere un governo. Caso Santanchè docet». Ergo, «Interverremo nel dibattito, con una critica dura all'operato del governo, e poi usciremo dall'aula e non parteciperemo al voto». Una contrarietà di cui le altre opposizioni prendono atto, sia pur con una certa irritazione: «Siamo tutti d'accordo, tranne un partito che valuta diversamente lo strumento. Ma è del tutto legittimo», dice da Avs Nicola Fratoianni. «Noi voteremo la sfiducia a Nordio, perché sul caso Almasri ha preso in giro il Parlamento», annuncia invece il leader di Iv Matteo Renzi.
Mentre il caso Almasri, col voto che oggi respingerà la sfiducia a Nordio, sembra destinato a finire nel dimenticatoio, se ne è aperto un altro, sempre made in Libia: da giorni, le opposizioni denunciano la presenza «indisturbata» in Italia di un altro «war lord» libico: «Un altro criminale di guerra si aggira per l'Italia: Abdul Ghani Al-Kikli, noto signore della guerra di Tripoli, accusato di torture, sparizioni forzate e omicidi, va e viene con voli privati dal nostro paese», scrivono in una nota i capigruppo del Pd Chiara Braga, Francesco Boccia e Nicola Zingaretti (capo delegazione a Bruxelles). «Ancora una volta l'Italia offre ospitalità a personaggi impresentabili.
Il governo Meloni chiude le frontiere a chi fugge da torture e accoglie i torturatori». Replica il ministro degli Interni Piantedosi: «Ho letto che girava liberamente in Ue con regolare visto e che contro di lui non risulta alcun provvedimento giudiziario. Mi sfugge lo scandalo».
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