Nasce il patto del deficit al 3% (malgrado Padoan)

Il ministro stizzito per la presenza del Cavaliere. Ma sui conti il centrodestra è una garanzia

Nasce il patto del deficit al 3% (malgrado Padoan)

Roma Berlusconi? «Fa parte di un partito e di una lista cui non appartengo, quindi può dire quello che vuole. Non è quello che penso io». Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan incrocia il Cavaliere a Bruxelles e si ritrova in una posizione molto scomoda. Non può più dire che il centrodestra ha un programma antieuropeo né presentarsi come il monopolista dei rapporti tra Roma e Bruxelles. Gli schieramenti sono chiari. Berlusconi è il riferimento del Partito popolare europeo, gruppo di maggioranza. Lui è vicino al Partito socialista europeo, quindi in minoranza. Da qui la reazione stizzita del responsabile di via XX settembre (peraltro candidato del Pd nella non comodissima piazza di Siena).

Ieri Padoa non ha detto cose molto dissimili da quelle del leader di Forza Italia. In difesa degli accordi europei sui conti pubblici, in particolare garante del tetto all'indebitamento che i patti fissano al 3%. Limite da rispettare? «È una domanda quasi offensiva, dopo anni che vengo qui. Il deficit bisogna e si può ridurlo», occorre «consolidare la finanza pubblica e sostenere la crescita. Ci allontaniamo dal 3%», la soglia massima per il rapporto tra deficit e Pil prevista dal patto di stabilità, «verso il basso».

Precisazioni rivolte agli esponenti del centrodestra che hanno chiesto di sfondare il limite deficit/Pil, che non tengono conto delle dichiarazioni successive di Berlusconi.

L'effetto della duplice presa di posizione, difficile dire fino a che punto voluto, è che alle istituzioni europee, quindi anche agli investitori internazionali, è arrivato un messaggio rassicurante sulla situazione italiana. La maggioranza dei partiti italiani non ha intenzione di scardinare i patti europei esponendo i mercati internazionali a una crisi del terzo debito pubblico del mondo. Centrodestra e centrosinistra possono garantire continuità sulla tenuta dei conti. Fuori da questo patto del 3%, resta il Movimento 5 stelle, che ha già rinunciato alla linea No Euro, ma che sul ritorno della spesa in deficit ha fatto un punto qualificante del programma elettorale.

Le garanzie date dal leader di Forza Italia e dal ministro Pd sono più che mai necessarie, visto il momento poco favorevole all'Italia. Ieri si è riunito l'Eurogruppo, per la prima volta guidato dal ministro portoghese Mario Centeno. Oggi toccherà all'Ecofin. I ministri finanziari della zona euro prepareranno le discussione dei capi di stato e di governo sul futuro della governance dell'unione monetaria, che si terrà a marzo e poi a ancora a giugno.

Per ora la discussione è avvenuta solo tra Germania e Francia. All'Italia è stato riservato un ruolo secondario insieme alla Spagna. «Mi auguro che per giugno - ha detto Padoan - ci sia accordo non solo tra Francia e Germania ma in generale».

Obiettivo dell'Italia, cercare di ottenere laa garanzia comune dei depositi bancari definito ieri da Padoan «un pilastro imprescindibile dell'Unione bancaria».

Ma per ora l'Italia deve difendersi dagli attacchi, che non risparmieranno il nuovo governo.

La stampa tedesca continua a prendere di mira la Bce che «presta denaro ai paesi del Sud» e un clima del genere non è il massimo, nemmeno di fronte alla Grande Coalizione tedesca. L'alleanza tra Spd-Cdu in Germania in teoria dovrebbe facilitare l'Italia su migranti e flessibilità. Ma con i socialisti è difficile fare previsioni.

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