"Nature" boccia il vaccino russo: avventato e rischioso

Trump risponde acquistando 100 milioni di dosi. La virologa Capua: "Non ce ne sarà abbastanza"

"Nature" boccia il vaccino russo: avventato e rischioso

«Avventato, sconsiderato e basato su pochi dati». Non c'è un solo scienziato o medico che intervistato dall'autorevole rivista scientifica Nature abbia voluto dar fiducia al vaccino made in Russia anti covid registrato martedì. Preoccupa soprattutto la sicurezza poiché non c'è stata una sperimentazione su larga scala. Per Francois Balloux, dello University College di Londra, «è una decisione avventata e incosciente. Fare vaccinazioni di massa con un vaccino non testato adeguatamente non è etico», e perfino per Svetlana Zavidova, capo dell'Associazione delle organizzazioni per gli studi clinici in Russia, è «ridicolo dare l'autorizzazione sulla base di questi dati».

Secondo gli esperti sentiti da Nature, inoltre, questa eccessiva fretta della Russia nel registrare il vaccino potrebbe minare gli sforzi globali nello sviluppo di un vaccino di qualità e la fiducia della gente.

E dopo l'annuncio di Putin, Trump dall'America risponde con un maxi investimento. Il presidente ha fatto sapere che Washington ha raggiunto un accordo con Moderna: ha un valore di 1,5 miliardi di dollari e prevede l'acquisto di 100 milioni di dosi del potenziale vaccino anti-Covid e l'opzione per gli Stati Uniti di acquistare ulteriori 400 milioni di dosi. L'amministrazione si è mossa in anticipo, in attesa che arrivi il via libera definitivo dopo i test, per garantire agli americani il

vaccino in tempi rapidi. L'obiettivo è arrivare a consegnare le dosi in tutto il Paese entro fine anno, possibilmente entro fine ottobre, alla vigilia delle elezioni presidenziali.

E anche in Italia le critiche da parte della comunità scientifica, riguardo al vaccino annunciato da Putin, non sono mancate. Walter Ricciardi, consigliere scientifico del ministro della Salute Roberto Speranza e docente di Igiene all'Università Cattolica ha commentato: «Queste notizie per la comunità scientifica non portano niente di nuovo perché sono fatte in un modo non rigoroso e non trasparente». Nel nostro Paese intanto si dibatte sulla possibilità di rendere obbligatorio il vaccino quando arriverà. Tema sul quale si inserisce anche la nota virologa Ilaria Capua che su twitter ha espresso perplessità.

«Mentre si dibatte se rendere obbligatoria la vaccinazione teniamo in mente che non ce ne sarà abbastanza per tutti», scrive, sottolineando che «urge, quindi, un piano per la sua somministrazione per offrire una protezione strategica per il Paese e mirata a chi ne ha bisogno».

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