L'ultima e definitiva conferma arriva dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. L'operazione di salvataggio in acque internazionali avvenuta la settimana scorsa nel Canale di Sicilia non ha visto la motovedetta libica Fezzan sparare sui volontari della nave Mare Jonio, di proprietà della ong Mediterranea, per impedire di soccorrere migranti. Al contrario. Secondo quanto riferito da Piantedosi nel question time al Senato, un gommone partito dalla Mare Jonio ha tentato di convincere i migranti già a bordo della motovedetta libica a buttarsi in mare per essere a loro volta raccolti dai volontari del gommone.
Nei giorni scorsi l'equipaggio della nave, ora in fermo amministrativo, avevano denunciato un'aggressione da parte della motovedetta libica per impedire i soccorsi di migranti. Un'aggressione nel corso della quale sarebbero stati esplosi numerosi colpi d'arma da fuoco come intimidazione. E su alcuni quotidiani la stessa «verità» è stata riportata con grande enfasi. Come sull'Unità che ha raccolto la versione di Luca Casarini che è arrivato a dire: «Gli abbiamo tolto la preda e loro sparavano furiosi».
La dinamica dei fatti, però, registrata dalle autorità mostra un'altra verità. «Le persone presenti sul gommone, inviato dalla nave privata, incitavano i migranti a lanciarsi in mare per interrompere le operazioni di salvataggio in atto da parte dell'unità libica - spiega Piantedosi -, con ciò mettendo a repentaglio l'incolumità delle persone stesse, tanto che diversi migranti si sono gettati in acqua per poi essere nuovamente soccorsi in parte dalla motovedetta libica, in parte dal predetto gommone che li ha poi trasbordati sulla Mare Jonio. È in questa fase che risulterebbe che siano stati esplosi effettivamente alcuni colpi di avvertimento in aria, affinché le predette imbarcazioni private si allontanassero, così da poter riprendere le operazioni di salvataggio».
Nell'aula del Senato, poi, Piantedosi ha confermato che dei 4.
743 cittadini stranieri rimpatriati nel corso dell'anno passato, 77 sono state espulsioni per motivi di sicurezza nazionale, visto il rischio di radicalizzazione. Il ministro ha poi sottolineato che dall'inizio dell'anno sono già 27 le persone espulse per lo stesso motivo.
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