Il ritorno di Berlusconi (da un mese in ospedale) riaccende Forza Italia: "Noi santi della libertà"

Nel videomessaggio di 21 minuti la visione del Cavaliere che ripercorre la storia sua e del partito. Con lo sguardo rivolto al futuro tra pericoli cinesi e stoccate all'Ue che deve avere un suo esercito.

Il ritorno di Berlusconi (da un mese in ospedale) riaccende Forza Italia: "Noi santi della libertà"

«E ccomi». Una«Eccomi, sono qui per voi per la prima volta in camicia e giacca dopo oltre un mese».

Un bicchiere d'acqua, i fogli con gli appunti e lui: venti minuti di videomessaggio che è un mezzo miracolo di tenacia. L'aggressione della malattia, il ricovero e la terapia intensiva. Silvio Berlusconi è di nuovo alla guida del suo movimento, anche se confinato in una stanza del San Raffaele da lì disegna la traiettoria di Forza Italia, perno liberale della coalizione di governo, e lancia la volata verso le Europee del 2004 e per una Ue più compatta e più vicina ai cittadini.

Ma non c'è la dimensione politica senza quella umana, la fatica, la solitudine delle scelte, la voglia di andare avanti anche in questa fase difficile: «Qualche notte fa qui al San Raffaele mi sono svegliato improvvisamente con una domanda in testa che non riuscivo a mandare via: Ma come mai sono qui? Ma che ci faccio qui? Per cosa sto combattendo io qui?».

La risposta è un tratto della biografia, l'ultimo in un'esistenza che è un susseguirsi di colpi di scena: «Vicino a me vegliava la mia Marta e anche a lei posi la stessa domanda».

Forse, un altro nell'orizzonte stretto dell'ospedale avrebbe schiacciato il tasto pausa, ma lui in quella sorta di caminetto familiare, pur fra camici bianchi e prescrizioni severe, trova il modo di ricaricarsi. E di ragionare sul quadro politico: «Noi siamo il pilastro essenziale e leale di questa maggioranza, siamo la spina dorsale di questo governo. Per questo siamo in campo, per far sì che le sue decisioni siano davvero corrette, giuste, equilibrate».

Si è fatto un gran discutere della svolta di Fi in direzione Meloni, con siluramenti e avvicendamenti nel gruppo dirigente che oggi si riconosce in Antonio Tajani, ma il Cavaliere ribadisce che Fi è il sale della compagine, sale «europeista, liberale, garantista, cristiano».

Oggi Fi non è più il primo partito del centrodestra, ma la sua missione è intatta, anzi, se possibile, ancora più urgente. Spinge il governo a realizzare alcuni obiettivi irrinunciabili, dall'aumento dei salari e delle pensioni alla riduzione delle tasse.

Si vedrà quel che si riuscirà a fare, ma dietro Roma c'è Bruxelles e il Cavaliere non risparmia analisi, frecciate e paradossi. È forse il passaggio più impegnativo e abrasivo del suo messaggio: «Ci vuole una forte cooperazione fra le forze armate di tutti i paesi europei, con un aumento della spesa militare e con un corpo di pronto intervento di almeno 300 mila uomini. Tutto questo, che io chiedo dal 2002, non è mai stato realizzato».

Siamo indietro. L'esercito europeo è stato evocato tante volte, ma è rimasto una teoria da discutere nei convegni. Il mondo però non sta fermo e il pericolo è più vicino di quel che potrebbe sembrare. E allora il tema s'intreccia con quello della capacità decisionale di un continente che ha regole e procedure complivate e macchinose.

«Solo l'Europa - insiste il Cavaliere - può essere protagonista nelle grandi sfide globali, a cominciare da quella posta dall'imperialismo cinese. Dobbiamo far si che l'Europa diventi un vero continente unito, con regole di voto diverse rispetto a quelle attuali. Dobbiamo passare dall'unanimità alla maggioranza qualificata».

Ma nemmeno questo basta. E se la Cina decidesse di invaderci?

È la domanda scomodissima che Berlusconi gira al suo uditorio. «Se la Cina decidesse di occupare l'Italia, e magari qualche altro paese europeo, non sapremmo contrastarla, e la cosa migliore che converrebbe fare sarebbe quella di andare a scuola a studiare cinese».

Dai sogni agli incubi ma quel che conta sono gli ideali, maturati fra il '93 e il '94, sfidando tutto e tutti, compresi gli amici di sempre, e con il solo conforto della benedizione materna.

Silvio ricostruisce la discesa in campo, la lotta contro il comunismo e la sinistra statalista e dirigista, infine esorta i suoi a seguirlo in questa avventura: «Forza Italia è per noi come una religione laica. La religione della libertà di cui parlava Benedetto Croce.

E allora, mi raccomando, andiamo avanti così, con convinzione. Nessuno riuscirà a sconfiggerci. Gli italiani ci considerano i loro santi laici, i santi della loro libertà». Orgoglio e commozione per una giornata speciale.

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