Alla fine ci si affida alla dea bendata. Del resto sarebbe stato impossibile mettere d'accordo tutti i capi di partiti e partitini. E, così, per ottemperare alla direttiva dell'Agcom che impone pari trattamento in tv tra le forze politiche durante la campagna elettorale, la Rai ha deciso di usare l'antico e democratico metodo dell'estrazione. Messo da parte il sogno di avere a Porta a porta il duello diretto tra la Meloni e Letta che sarebbe stato il momento più infuocato della campagna, Vespa ha dovuto accettare di ospitare tutte le 17 liste in lizza e fare interviste singole a ognuno dei suoi rappresentanti: saranno suddivisi in due prime serate, il 15 e il 22 settembre su Raiuno. Nella prima i candidati dei partiti più piccoli, nella seconda quelli più grandi.
Si era tentato fino all'ultimo di convincere i leader ad accettare confronti a due o più protagonisti, in modo che si rispettasse l'equilibrio imposto dall'Autorità, e nel contempo si realizzassero trasmissioni con più appeal, ma le varie segreterie non si sono messe d'accordo. Del resto era difficile immaginare che un De Magistris accettasse, per esempio, un confronto con Mastella. E, dunque, gira che ti rigira, alla fine si è optato per i soliloqui. A quel punto si è posto il problema della «scaletta»: in che ordine far entrare in studio i leader? Perché è ovvio che in prima serata si ha una maggiore visibilità che a notte fonda: i programmi cominceranno alle 20,30, subito dopo il Tg1 e continueranno fino alle 24,30. Basarsi sulla rappresentanza in Parlamento avrebbe dato adito ad altre polemiche perché la Meloni, per esempio, sarebbe stata tra le ultime dei big. Prendere in considerazione i sondaggi ancora peggio perché non certificano, ancora, la realtà. Alla fine, dunque, l'ordine sarà estratto a sorte.
Ovviamente, essendo ben 17, i rappresentanti dei partiti verranno suddivisi in due serate. In quella più importante del 22, vicina al giorno di votazioni (il 25 settembre), sono convocati i 7 maggiori: Meloni, Salvini, Berlusconi, Letta, Conte, Calenda e Di Maio. In quella del 15 tutti gli altri. Insomma saranno due seratone lunghe e difficili, di certo non entusiasmanti per il pubblico a casa. Ma a questo punto bisognerà vedere se i leader che intanto stanno facendo tour televisivi forzati, avranno ancora voglia di andare nel salotto di Vespa oppure manderanno dei colleghi di partito. Anche perché le altre tv, Sky e La7 in testa, stanno tentando il tutto per tutto per fare quello che in Rai non è possibile. La legge sulla par condicio vale anche per le televisioni private, ma Mentana non si fermerà certamente di fronte a un richiamo o a una multa. O magari riuscirà là dove non è riuscito Vespa: organizzare, l'ultimo giorno possibile, il 23, più confronti, a due, tre, quattro, otto rispettando gli spazi e il pluralismo.
Di tutto questo stanno godendo Renzi e Calenda che avevano protestato a viva voce dopo l'annuncio dell'unico faccia a faccia Letta-Meloni e investito della questione l'Agcom.
Il segretario Pd e la leader di Fratelli d'Italia avevano tentato fino all'ultimo di tenere in piedi l'invito di Vespa: per loro è vitale mostrarsi a tutta Italia come i leader delle due coalizioni per polarizzare il voto. In Rai progetto fallito, la palla passa alle altre tv.
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