Il più grande attacco di Hamas contro Israele da anni è iniziato subito dopo l'alba di ieri. Non un giorno a caso: era il sabato ebraico e il giorno di Simchat Torah, «Gioia della Torah», una celebrazione che si svolge al termine della festività di Sukkot. Per gli israeliani un momento di raccoglimento, per i palestinesi la stessa ricorrenza della Guerra dello Yom Kippur del 1973. L'ambizione era identica, in quello che è già stato definito l'11 settembre dello Stato ebraico, con 200 morti e 1.100 feriti.
Tutto è cominciato con un lancio massiccio di razzi, migliaia, dalla Striscia di Gaza verso le città del sud e del centro, soprattutto le più vicine al punto di frizione: Sderot e, sulla costa, Ashkelon e Ashdod. Ma i missili sono arrivati anche a Tel Aviv e a Gerusalemme e le sirene hanno allertato la popolazione fino a tarda sera. Per la prima volta si sono registrati anche sconfinamenti di gruppi di miliziani palestinesi che, al grido di «Hamasim!», hanno seminato il terrore nei sobborghi vicini al confine. Sono arrivati pure in parapendio e dal mare. Ma non è ancora chiaro come siano riusciti a penetrare in una delle delimitazioni più fortificate del mondo. Hanno ucciso persone per strada e sequestrato decine di militari e civili. Sarebbero circa 50 gli israeliani tenuti in ostaggio dai miliziani di Hamas. Nei quartieri delle città raggiunte sono state sparate raffiche di armi automatiche. Una dozzina di jeep bianche cariche di uomini hanno passato la linea di demarcazione, sempre molto presidiata, della Striscia. Il vice capo di Hamas, Saleh al-Arouri, ha detto che Hamas ha abbastanza prigionieri da permettere a Israele di liberare tutti i palestinesi nelle sue carceri.
È arrivata repentina la reazione del governo di Tel Aviv, che ha lanciato in risposta l'operazione «Spada di Ferro». Ha bombardato alcune postazioni a Gaza e richiamato i riservisti, circa 50mila. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha avuto parole di fuoco: Israele è «in guerra», ma «vincerà» e ha promesso che Hamas «pagherà un prezzo che non ha mai conosciuto». È una delle escalation più gravi nel conflitto israelo-palestinese. Decine di aerei da combattimento dell'Esercito ebraico stanno effettuando attacchi sui siti di Hamas a Gaza e hanno colpito 17 complessi militari.
Esattamente 50 anni fa scoppiava la guerra dello Yom Kippur, tra una coalizione araba che riuniva Egitto e Siria, e Israele, durata per tutto il mese di ottobre. Ancora oggi quel conflitto si ricorda come l'episodio della decennale contrapposizione tra israeliani e palestinesi sferrato, allora come ieri, in pieno shabbat, con un attacco a sorpresa. Le strade di Tel Aviv sono state chiuse e sono vuote. Ristoranti, caffè, tutto è bloccato, e c'è un forte sentimento di sorpresa, choc e paura.
Le persone nei centri urbani vicini a Gaza erano intrappolate nelle loro case, mentre i militanti entravano nelle città e nei villaggi. A Sderot, 1,6 km da Gaza, i filmati pubblicati mostrano un gruppo di palestinesi armati e con tute nere che girano su un camioncino. In un video, sembra che stessero sparando per strada contro le forze israeliane.
È arrivato poi l'atteso commento di Mohammed Deif, capo dell'ala militare di Hamas, l'imprendibile «fantasma» di Gaza. Ha precisato che l'operazione «Alluvione al-Aqsa» rappresenta una reazione «alla profanazione dei luoghi santi a Gerusalemme» e al costante rifiuto da parte di Israele di «liberare i nostri prigionieri». Ha fatto anche appello a tutti i palestinesi di unirsi alla lotta armata. «Il nemico - ha detto - è più debole di quanto non si pensi». Questo testo è stato diffuso sul web da Hamas che, come in passato, ha mostrato solo un profilo oscurato del volto di Deif. L'Autorità nazionale palestinese invece è tornata ad accusare Israele di aver «distrutto il processo di pace».
Ma tanti sono i punti oscuri in questa tragedia. È stata avviata un'indagine sul motivo per cui l'intelligence israeliana non sia riuscita a prevedere l'attacco. Il leader dell'opposizione israeliana Yair Lapid si è offerto di formare un governo di emergenza.
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