Si è alzato dal letto ed è andato «autonomamente» incontro al suo medico. Dove quell'avverbio, sottolineato dal dottor Andrea Crosignani, indica che i parametri vitali ieri mattina tenevano ancora, ma presto la situazione potrebbe cambiare. All'improvviso. Alfredo Cospito potrebbe essere inghiottito dallo sciopero della fame giunto a quota 129 giorni e rafforzato, se così si può dire, nelle ultime ore con la scelta di abbandonare anche la rete di salvataggio degli integratori ed assumere solo acqua, sale e zucchero.
«Io morirò presto - le sue parole filtrate dalla cella dell'ospedale San Paolo di Milano - spero che qualcuno dopo di me continui la lotta». Cospito aveva attenuato in qualche modo la sua rigida forma di protesta in attesa del verdetto della Cassazione, chiamata a decidere sul 41 bis. E un po' a sorpresa, la Suprema corte ha stabilito di confermare il carcere duro per l'anarchico in lotta da più di quattro mesi contro le istituzioni. Nei giorni scorsi, il sostituto procuratore generale della cassazione Piero Gaeta aveva di fatto aperto la strada verso un alleggerimento del regime carcerario, proponendo un riesame della sua posizione - tecnicamente un annullamento con rinvio - e dunque suggerendo un trattamento meno stringente. Ma la Cassazione ha invece sposato la linea dura, già adottata dal Guardasigilli Carlo Nordio, e ha blindato Cospito al 41 bis. Lui, a questo punto, ha ripreso la sua disperata battaglia e oggi nessuno sa come si concluderà il braccio di ferro fra lo Stato e l'anarchico.
Si va avanti con bollettini medici volanti, si discute sul diritto alla salute, ma poi i margini di manovra e di mediazione appaiono risicati, per non dire nulli.
«La condizione è ancora mantenuta - spiega Crosignani - ma senza integratori la situazione può aggravarsi di giorno in giorno».
Prima del verdetto, si ipotizzava addirittura un ritorno di Cospito ad Opera, ma ora questa possibilità viene ritenuta sempre più improbabile e nessuno scenario può essere escluso. «Persiste - aggiunge Crosignani - un quadro di grave denutrizione con una atrofia muscolare diffusa. Gli esami ematici mostrano valori di potassio ancora nei limiti, seppure più bassi rispetto al valore precedente, e valori di sodio al di sotto della norma».
Insomma, chi cercava conforto nelle parole dello specialista resterà deluso: si vive alla giornata, incrociando le dita.
Certo, l'aver trasformato l'anarchico in un simbolo ha complicato le cose, con un susseguirsi di manifestazioni, proclami, minacce. E la risposta altrettanto dura dello Stato che ha escluso una soluzione diplomatica, in qualche modo più soft, come per esempio l'addio al 41 bis ma mantenendo il carcerato nel perimetro dell'alta sicurezza.
Anche il Comitato nazionale di bioetica, interpellato da Nordio, ha preso tempo e non si capisce bene cosa potrebbe accadere se Cospito dovesse tenere duro su una posizione intransigente. Lui ha fatto sapere che si opporrà all'alimentazione forzata, qualora si volesse spingere in quella direzione.
Insomma, il futuro è nero, pochi e scivolosi gli appigli. «Non vedrò Alfredo prima di martedì prossimo - spiega l'avvocato Flavio Rossi Albertini - e con lui valuterò e concorderò qualsiasi ulteriore e possibile iniziativa». Che, però, non si capisce bene quale possa essere. «Le speranze che Alfredo resti in vita sono ridotte al lumicino.
Se dovesse proseguire con la linea di condotta assunta dal 20 ottobre - aggiunge il legale in un'intervista a Radio Onda d'Urto - Alfredo giungerebbe a morte. Per quanto ciò mi sconvolga, non credo ci siano grandissime soluzioni a meno che non si ritrovi il lume della ragione». Per ora, si aspetta.
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