Le raccomandazioni di Bruxelles al governo italiano sono diventate un caso politico. Il Commissario all'economia, Paolo Gentiloni, ha ricordato che l'Italia è a rischio recessione se non dà un'accelerata alle riforme e all'esecuzione del Pnrr. Insomma: basta bonus. È l'ora di tornare a tagliare il debito. Il rischio tasse è dietro l'angolo. Come l'ipotesi che il governo sia costretto a stringere i vincoli del dl Concorrenza e a chiudere la partita della riforma fiscale. E questo a poche settimane dall'accordo raggiunto da Draghi con i partiti di centrodestra della maggioranza ai quali aveva assicurato che sarebbe stato ben chiaro nel testo della riforma del Catasto che non ci sarebbero state revisioni della tassazione sulla casa.
«L'importante - avverte Matteo Salvini - è che nessuno provi a reintrodurre dalla finestra le tasse sulle case, che abbiamo fatto uscire dalla porta». E mette anche le mani avanti sulle voci che provengono da Bruxelles: «L'Europa vorrebbe che l'Italia tassasse anche la prima casa? In questo caso troverebbe nella Lega un ostacolo insormontabile». Ci prova Bruxelles a smorzare la polemica, precisando che l'aggiornamento dei valori catastali allo studio del governo italiano e promosso dalla Commissione europea nelle raccomandazioni agli Stati «non è una condizione per l'erogazione dei fondi del Recovery and resilience facility», perché il pagamento delle rate del Recovery «è strettamente legato alle pietre miliari e agli obiettivi» stabiliti dal Pnrr «e nel piano italiano il tema delle riforma fiscale era menzionato nel racconto del Pnrr, ma non è stato incluso uno specifico impegno in termini di raggiungimento delle milestone e degli obiettivi». Dubbi sulla questione della casa ne solleva anche Giorgia Meloni che non dà molto credito all'accordo raggiunto da Draghi con i suoi alleati di centrodestra. Bruxelles e il Pd, spiega la leader di FdI, vogliono aumentare le tasse sulla casa: «Noi l'avevamo detto in tempi non sospetti e con documenti incontrovertibili, che queste erano le intenzioni dell'Europa». Eppure sulla bontà dell'accordo ci mette la faccia anche Berlusconi che sabato scorso a Napoli ha ribadito che il tentativo di aumentare le tasse sugli immobili era stato scongiurato.
L'uscita di Salvini non è piaciuta a Enrico Letta. «Il leader della Lega ha superato il limite - dice -. Chi come lui mette a rischio le risorse del Pnrr è incompatibile con l'azione di governo». Insomma la tensione all'interno della composita maggioranza di governo è alta. Tanto che lo stesso Salvini replica stizzito: «La Lega è al governo per tagliare tasse e burocrazia, e questo stiamo facendo; se altri hanno tempo da far perdere con legge elettorale, Ius Soli o Ddl Zan non aiutano l'Italia».
Oggi intanto si riunirà la capogruppo a Palazzo Madama per calendarizzare al più presto i lavori del dl Concorrenza. Sul quale restano forti riserve. Soprattutto per quanto riguarda la questione dei balneari. La sinistra continua a difendere la direttiva Bolkenstein mentre il centrodestra chiede da tempo un ristoro più consistente per i titolari delle concessioni e un rinvio dello stop alle proroghe per ora previsto nel 2024 (come da sentenza del Consiglio di Stato).
Mentre la Meloni parla proprio di provvedimento anticostituzionale e si chiede: «Come mai Portogallo e Spagna, che sono nostri competitor, sono riusciti a ottenere una proroga per le gare delle spiagge demaniali mentre noi no?»
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