La crescente frequenza con cui si verificano fenomeni meteorologici di forte intensità come il temporale che in questi giorni ha provocato ingenti danni a Milano o l'alluvione in Romagna di maggio, impongono una serie di riflessioni su come rispondere a queste situazioni.
Partendo dal presupposto che la gravità e le conseguenze sul territorio di questi avvenimenti è innegabile, ci sono modi e modi per affrontare il problema sia da un punto di vista comunicativo sia nelle scelte politiche e sociali da attuare. A una comunicazione che spieghi in modo serio ai cittadini le cause, l'entità e i comportamenti corretti da adottare durante eventi atmosferici talvolta estremi, si preferisce l'utilizzo di toni catastrofisti e apocalittici. Il risultato è creare allarmismo e paradossalmente ottenere l'effetto opposto sminuendo un tema serio. Le continue scadenze poi puntualmente disattese il cui tenore è «il mondo finirà tra cinque anni» sono più controproducenti che utili poiché non aiutano i cittadini a prendere sul serio le questioni ambientali. Più che promuovere il reato di negazionismo climatico con proposte liberticide e illiberali, sarebbe necessario concentrarsi sulle soluzioni da trovare e, anche da questo punto di vista, la visione tra chi promuovere un ambientalismo ideologico e chi richiede risposte di buon senso, sottolinea la differenza tra due approcci antitetici.
Da un lato c'è chi continua a richiedere politiche animate dall'eco-terrore che colpiscono le classi sociali più deboli, dall'altro lato invece chi sottolinea la necessità di politiche che individuino i reali problemi che il pianeta si trova a fronteggiare. Prendersela per il cambiamento climatico con la signora Maria di Milano che tiene acceso il condizionatore con un grado in meno, si fa una doccia in più o utilizza un'automobile con qualche anno di troppo, significa non focalizzarsi sul vero punto della questione. Mentre si colpevolizza il singolo cittadino e l'Unione europea (che incide per l'8% delle emissioni globali) continua a portare avanti politiche ambientali che avranno un impatto socio-economico devastante, Cina, Stati Uniti, India inquinano molto più di noi.
Invece di continuare a puntare il dito contro i cittadini e le aziende europee, bisognerebbe invece aumentare gli investimenti per contrastare il dissesto idrogeologico, realizzare le infrastrutture necessarie (superando l'ambientalismo del no a tutto), mettere in sicurezza gli argini dei fiumi e il nostro territorio. Sarebbe molto più efficace e utile per l'ambiente che accusare chiunque di negazionismo climatico.
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