"Nelle Marche ha vinto l'unità del centrodestra, la sinistra è lontana dai territori"

Il nuovo governatore delle Marche, Francesco Acquaroli, al Giornale.it: "La mia è la vittoria di tutto il centrodestra, lavoriamo insieme per recuperare il rapporto tra istituzioni e territori". E al governo chiede "investimenti sulle infrastrutture e risposte sul sisma"

"Nelle Marche ha vinto l'unità del centrodestra, la sinistra è lontana dai territori"

Ricostruzione, infrastrutture e sanità. Sono queste le priorità del nuovo governatore delle Marche. Francesco Acquaroli, 46 anni, laureato in economia, deputato e fedelissimo di Giorgia Meloni, è riuscito nell’impresa di espugnare il fortino rosso dove il centrosinistra governa dal 1995 senza soluzione di continuità.

Tra i primi a congratularsi con lei c’è stato il presidente Berlusconi…

"È stato un grande piacere parlare con lui, si è rallegrato per il risultato, mi ha offerto la sua disponibilità a collaborare per superare le grandi problematiche del nostro territorio e questo testimonia, anche il giorno dopo, la volontà di questa coalizione di fare bene per la nostra regione".

E Salvini l’ha sentito?

"Ho riacceso il cellulare in questo momento, magari mi ha cercato e se non mi ha trovato è per colpa mia…"

Alle regionali di cinque anni fa fu battuto dal governatore uscente Luca Ceriscioli e dal candidato del M5S. Cosa è cambiato oggi?

"Intanto il fatto che il centrodestra ha corso unito per la prima volta, allargando addirittura il suo perimetro tradizionale. Poi penso che gli elettori abbiano voltato pagina per le mancate risposte avute in questi anni, per la mancata considerazione dei territori, per l’incapacità di saper rappresentare le necessità di cittadini e imprenditori. Credo che sia stata questa la grande spinta al cambiamento".

Ad esempio sulla ricostruzione post-sisma?

"Su questo credo che abbia pesato l’atteggiamento della giunta che mi ha preceduto. Davanti alla mancata ricostruzione nessuno ha mai alzato la voce né protestato per quello che stava avvenendo. A distanza di quattro anni non sono riusciti a far sentire il grido di disperazione che veniva da quei territori. Non ho mai visto, ad esempio, un’iniziativa politica per denunciare lo spopolamento dei borghi".

Andrà ad Arquata?

"Ci sono stato l’altro giorno e ci tornerò appena possibile".

I sindaci dei centri più colpiti vi chiedono risposte…

"Cercheremo di riorganizzare l’ufficio della ricostruzione e di portare avanti iniziative politiche che portino al centro dell’attenzione le problematiche che rallentano tutto il processo: dalla chiarezza sui costi, ai problemi di conformità urbanistica, fino al nodo dei poteri straordinari che i commissari del sisma, al contrario di quelli di Genova, non hanno avuto. Insomma, vogliamo iniziare ad agire dove possibile e dove non è possibile a sollecitare le istituzioni competenti".

Quale sarà l’obiettivo nei prossimi cinque anni?

"Quello di recuperare il rapporto tra istituzioni e territori".

Si era incrinato?

"Direi proprio di sì, il centrosinistra finora è stato distante e non ha saputo interpretare le esigenze del territorio. Noi invece vogliamo scrivere una storia di partecipazione, coinvolgimento e concretezza, cercando di offrire risposte giuste ai nostri cittadini".

Quella di ieri è stata definita una vittoria storica…

"Credo che la conquista di questa regione da parte del centrodestra rappresenti innanzitutto una dinamica locale, un’opportunità per le Marche. Sicuramente ci sarà una lettura anche nazionale, ma noi siamo consapevoli della responsabilità che ci hanno dato i nostri concittadini, tra l’altro tanti ex elettori di centrosinistra che questa volta ci hanno sostenuto, e questo ci fa avere un atteggiamento di maturità assoluta e di senso di responsabilità".

Non crede che la svolta a destra delle Marche possa impensierire Palazzo Chigi?

"Non so qual è il sentimento di Palazzo Chigi, noi siamo concentrati unicamente sulle priorità e sulle problematiche della nostra regione alla quale dobbiamo dare delle risposte. Queste sono elezioni amministrative, noi abbiamo parlato di ricostruzione, sanità, infrastrutture, lavoro.

Se vogliamo fare una lettura politica più ampia del voto è evidente che c’è bisogno di investimenti sulle infrastrutture e sui servizi altrimenti si perde competitività, che c’è bisogno di riposte sul sisma per non far sentire intere popolazioni abbandonate a sé stesse. Insomma, c’è bisogno di una politica che non sia più distante. Il nostro modello politico è quello di stare vicino alle esigenze dei territori".

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