"Oggi i casi sono più lievi. La minaccia sono i cluster"

Il virologo: "Abbiamo 10 focolai, da affrontare tempestivamente. Per evitare la seconda ondata"

"Oggi i casi sono più lievi. La minaccia sono i cluster"

Dieci focolai di Covid attivi. Dobbiamo preoccuparci professor Fabrizio Pregliasco?

«Non sono una passeggiata, ma se facciamo fronte a queste situazioni in modo tempestivo, sono ottimista: eviteremo una seconda ondata in autunno».

Come bisogna procedere?

«Ogni Servizio sanitario regionale deve funzionare in modo efficiente e proattivo, bisogna andare a cercare le situazioni di pericolo e fare indagini epidemiologiche».

Ancora mascherine e distanziamento?

«Senza eccedere nel liberi tutti o nella fobia, si deve fare un'applicazione sistematica e di buon senso di mascherine e distanziamento. E non perdiamo l'abitudine di stare un po' lontani dagli sconosciuti».

Torniamo ai focolai. A Bologna solo due casi sono in ospedale. Gli altri contagiati sono asintomatici. Ma dunque anche contagiosi?

«C'è una possibile e residua capacità di contagio. E per loro va mantenuta la quarantena fino a che il tampone non diventa negativo. Dobbiamo isolarli, non possiamo dire che siccome sono asintomatici li possiamo liberare».

Ma sono loro che hanno provocato questi nuovi focolai?

«Molti positivi non hanno alcun sintomo. E com'è accaduto in questi focolai, se non li avessero identificati, sarebbero ancora in giro a infettare sotto traccia. Persino nel mio ospedale abbiamo scoperto una signora positiva che è stata sottoposta a tampone prima del ricovero. Se non rileviamo questi casi potrebbe succedere un nuovo disastro».

Ma si può fare una distinzione tra gli asintomatici?

«I più pericolosi sono quelli che non hanno sintomi ma stanno incubando la malattia. E sono i più inquietanti perché sono sicuramente infettivi».

E i debolmente positivi, quelli che hanno fatto il coronavirus in passato, anche loro possono essere contagiosi?

«Alcuni studi ci dicono che non sono più contagiosi, anche se il tampone è positivo, ma ci sono anche lì delle eccezioni. Inoltre, l'Oms ci dice che dopo circa 13 giorni dalla malattia non si dovrebbe essere più infettivi. Può darsi. Ma, in attesa di altre conferme, dobbiamo essere il più possibile protettivi».

Ma la carica virale del virus non si è indebolita?

«Questa malattia è multiforme. All'inizio abbiamo visto i casi più gravi e gli asintomatici non li abbiamo rilevati perché non potevano permettercelo. Ora si fanno anche molti test sierologici che fanno scoprire una quota parte dei positivi che però non sappiamo se hanno finito il ciclo di malattia».

Però anche nelle Rsa ci sono casi più leggeri di Covid.

«Si, sono più banali: leggera febbriciattola, tosse, naso chiuso. Ormai gli anziani non vanno più né in terapia intensiva né in ospedale. Insomma, attualmente i casi di Covid che circolano sono meno sintomatici e con una carica virale inferiore al passato. Ma i motivi si non si sanno ancora».

E secondo lei questo cosa significa?

«Che il virus c'è ancora, ma con le misure di contenimento circola meno e quindi vediamo pochi casi. È la legge dei grandi numeri: su pochi malati, ci scappa quello grave ma la gran parte è formata da casi banali che prima non vedevamo».

Dunque se i casi banali crescono in tanti focolai prima o poi il virus riprende forza?

«È quello che dobbiamo evitare con il nostro comportamento responsabile e con il lavoro di tracciamento».

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