Il governo chiude la partita sul Superbonus, rinvia al 2025 la sugar tax e disinnesca la mina redditometro. L'Aula di Montecitorio, dopo il via libera del Senato, approva con 178 sì la fiducia sul decreto fiscale, provvedimento che introduce la stretta, voluta dal ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, alla misura varata nel 2020 dall'esecutivo guidato da Giuseppe Conte.
La novità principale riguarda le spese del Superbonus, che saranno detraibili non più in 4 ma in 10 anni. Passa a 10 anni (dagli attuali 5) anche la detraibilità per il sisma bonus e il bonus barriere architettoniche. La norma sarà retroattiva.
Oggi il testo ritorna in Aula per l'ok finale. Il passaggio sulla retroattività diventa terreno di tensioni nella maggioranza tra il ministro Giorgetti e Forza Italia. Dissenso che gli azzurri mettono agli atti, nonostante il sì alla fiducia: «Cambiare le regole del gioco in maniera retroattiva non va: il principio giuridico dell'irretroattività delle leggi è un cardine del codice, se salta questo cardine salta la fiducia tra Stato e cittadini ed è questa l'obiezione che FI ha sollevato sul decreto e il nostro intervento in Senato ha attenuato l'impatto dell'emendamento sui crediti anche se non esaustivamente tanto che abbiamo presentato un ordine del giorno e ne auspichiamo l'approvazione» - spiega Vito De Palma, capogruppo di FI in commissione Finanze intervenendo in Aula. La segretaria del Pd Elly Schlein si infila nella polemica: «Da parte del governo c'è stata una gestione disastrosa della vicenda del superbonus, con addirittura norme che intervengono in retroattività». La maggioranza però vota compatta e allontana le fibrillazioni. E si sgonfia anche lo scontro sul redditometro. La giornata inizia con la Lega che deposita un ordine del giorno con il quale «impegna il governo a chiarire la portata del decreto ministeriale pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, numero 116 del 20 maggio 2024, in materia di Determinazione sintetica del reddito complessivo delle persone fisiche, confermando il superamento dell'istituto del redditometro».
Una battaglia nella quale Fi e Carroccio sono dallo stesso lato dalla barricata. Il vicepremier Antonio Tajani anticipa la modifica del decreto licenziato da Maurizio Leo, vice di Giorgetti: «Come si abolisce il redditometro? Con un emendamento o un altro decreto del viceministro, studieremo la formula giuridica migliore» assicura il capo di Fi.
In serata la mossa a sorpresa, interviene il premier Giorgia Meloni per chiudere il caso: «Allora oggi - annuncia Meloni - ho incontrato il viceministro Leo, ci siamo confrontati sui contenuti del decreto che era stato predisposto dagli uffici del ministero dell'Economia e delle Finanze, e siamo giunti alla conclusione che sia meglio sospendere questo decreto in attesa di ulteriori approfondimenti perché il nostro obiettivo è e rimane quello di contrastare la grande evasione e il fenomeno inaccettabile ad esempio di chi si finge nullatenente ma gira con il suv o va in vacanza con lo yacht senza però per questo vessare con norme invasive le persone comuni». Tajani e Lega incassano il punto e ringraziano.
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