Con la fiducia del Senato espressa ieri la manovra 2023 è diventata legge e il presidente della Repubblica Mattarella l'ha promulgata. L'Aula di Palazzo Madama si è espressa con 107 sì, 69 no e 1 astensione. «Una missione compiuta. Scritta in tempi record e in una situazione di contesto eccezionale non positivo, il bilancio che abbiamo presentato rispetta gli impegni presi con gli elettori e ha maturato prima la fiducia dei mercati e delle istituzioni europee e ora ancora più importante, quella del Parlamento», ha commentato il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti aggiungendo che «gli effetti di questa manovra si vedranno nel tempo. È un testo coraggioso con uno sguardo alla costruzione di un nuovo assetto sociale che privilegia e tutela i figli e le nuove generazioni senza trascurare la stabilità dei conti pubblici».
Positivo il giudizio del segretario della Cisl, Luigi Sbarra. «È una manovra in più parti condivisibile e migliorata grazie al dialogo sociale e alle nostre proposte», ha twittato evidenziando che adesso sono necessari «patto anti-inflazione, riforma fiscale e confronto serrato su pensioni, politiche industriali, lavoro, Pnrr».
Polemica, invece, la Cgil secondo cui «ci sono parziali avanzamenti frutto delle nostre proposte, sostenute dalle iniziative di mobilitazione» come sull'innalzamento della soglia per il taglio del cuneo e l'indicizzazione delle pensioni fino a 5 volte il minimo.
Per il sindacato di Corso Italia il taglio del cuneo porta vantaggi compresi tra 7 e 14 euro mensili per i redditi fino a 25mila euro annui lordi. Si tratta delle stesse critiche che aveva mosso Confindustria che chiedeva un taglio da almeno 16 miliardi. «Gli industriali hanno compreso che questo è un governo amico di chi produce», ha tagliato corto ieri Meloni.
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