"Perché tutte queste domande? Levatevi di torno". Gli inquilini del palazzo occupato di via di Santa Croce in Gerusalemme, dove qualche giorno fa è andato in scena il confronto tra i sette candidati alle primarie del centrosinistra, ci guardano con diffidenza. Qualcuno non ci pensa due volte a mandarci a quel paese. Nessuno di loro ha voglia di metterci la faccia. "Speriamo di essere regolarizzati", ci dice una donna curda, una delle poche a darci confidenza. "La speranza c’è, ci auguriamo che non siano le solite promesse elettorali”, spiega un giovane etiope che sogna un futuro lontano dalla palazzina occupata.
Sono arrivati in forze, al gazebo allestito in piazza Vittorio Emanuele, e aspettano il loro turno per votare. Non c’è grande entusiasmo, la sensazione è che siano qui a sbrigare una pratica, sperando di cavarsela nel minor tempo possibile, e senza dare troppo nell’occhio. La maggior parte di loro non ha la cittadinanza italiana e, quindi, neppure la tessera elettorale. Ma questo non è un problema. Le regole dicono che per gli stranieri non occorre. "Gli inquilini dello Spin Time Labs sono ben inseriti nel rione, la loro partecipazione è un fatto positivo, il confronto con persone che vivono particolari situazioni di difficoltà è necessario perché la politica deve dare risposte", ci spiega Stefania Di Serio, consigliera dem del I Municipio e volontaria al banchetto del rione Esquilino.
Peccato che, qualche attimo dopo, le belle parole lasceranno il posto alla cruda realtà. Ma andiamo con ordine. Il decreto Renzi-Lupi, bestia nera dei movimenti di lotta per la casa, stabilisce il divieto di residenza negli immobili occupati. Ecco perché, a chi si è trasferito nell'ex sede Inpdap dopo l’entrata in vigore del provvedimento, il Comune di Roma ha assegnato una residenza fittizia: via Modesta Valente. Il gazebo di riferimento per chi ha la residenza lì è quello di piazza di Santa Cecilia. Quando i volontari lo fanno presente, gli animi iniziano ad infiammarsi. Chi attende sotto il sole già da un po’ protesta. Le indicazioni fornite dai vertici di Action, l’organizzazione che nel 2013 si è impossessata dell'immobile, erano altre. Insomma, borbotta qualcuno: "I compagni hanno fatto un gran pasticcio, mobilitando decine di persone verso il gazebo sbagliato".
"Ci hanno detto di venire qui e ora non ci fanno votare?", rumoreggia la folla. "Io mi sono stufata, adesso gli ribalto il tavolo. È una presa per il cu**. È allucinante, allucinante proprio, e vogliono pure i due euro", grida una donna sulla quarantina. Detto, fatto. In men che non si dica, il tavolo del gazebo viene letteralmente rovesciato addosso alla consigliera Di Serio ed ai volontari che la affiancano allo stand. Il gruppetto è sotto choc, ma Lorenzo Teodonio, presidente del seggio, minimizza. "La democrazia – sentenzia – è conflitto". Resta il rischio duplicati, anche se i volontari assicurano il contrario. Qualcuno, infatti, è riuscito comunque ad esprimere qui la sua preferenza, pur non avendone diritto. Chi ci dice che non lo rifarà anche nel proprio gazebo di riferimento?
Il deputato Stefano Fassina, candidato di Leu, arriva sul luogo del misfatto quando è ormai tornata la calma. Lo ragguagliamo dell’accaduto e anche lui prova a metterci una pezza. "È la democrazia. Quando metti le urne in piazza ed apri alla partecipazione può succedere. Mi sembra un episodio trascurabile visto che oggi andranno a votare migliaia di persone". È pronto a scommettere che la partecipazione degli occupanti sia genuina. "Non mi stupisce che siano qui, è il risultato di primarie aperte, come è giusto che sia, anche a chi non ha la cittadinanza italiana". Nessuna cooptazione, quindi.
Non tutti però la pensano così. È un attivista del Pd a rivelarci a denti stretti che l’epilogo di stamattina era prevedibile. La trovata di chiamare a raccolta i candidati per le primarie in un fortino dell’illegalità, non è andata giù neppure ad alcuni dem. Sono rimasti in silenzio per non gettare altra benzina sul fuoco delle polemiche sollevate da Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Ma ora qualcuno sbotta: "Non avrebbero dovuto prestarsi ad una cosa del genere, però, per non perdere i voti della sinistra più radicale e dei centri sociali, ci è andato persino Gualtieri".
Secondo il volontario le "truppe cammellate" inviate dai collettivi voteranno in massa per Imma Battaglia.
"È stata lei ad organizzare l’incontro facendo peraltro una pessima pubblicità alle primarie". "Questa – conclude – è gente sfruttata, sotto schiaffo dei collettivi che li hanno presi e li hanno portati a votare, è normale che poi succedano certe cose".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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