L'Europa si riscopre fragile, come nessun altro continente al mondo. In Francia trema l'Eliseo: il primo ministro francese, Jean Castex, è risultato positivo e resterà in isolamento per dieci giorni. Castex era appena rientrato dal Belgio, dove ha incontrato il suo omologo Alexander De Croo, la cui figlia di 11 anni era positiva.
Critica anche la situazione in Germania. Entro la fine di questo inverno «praticamente tutti in Germania saranno vaccinati, guariti o morti». Lo dice nella maniera più diretta, anzi brutale, il ministro della Salute tedesco Jens Spahn, che appena qualche giorno fa, per la prima volta, non ha escluso l'ipotesi di un nuovo lockdown nazionale in Germania. E molti segnali cominciano a far pensare che sia solo una questione di giorni prima che il Paese annunci un ritorno a restrizioni o chiusure totali a livello nazionale a causa della quarta ondata del coronavirus. Non sarebbe una novità in Europa, dopo che l'Austria è partita ieri con il primo giorno di lockdown nazionale. Potrebbe essere inevitabile anche in Germania, dove già in settimana in Sassonia, che ha chiuso bar e discoteche, si rischia il triage negli ospedali, cioè la cura dei malati in ordine di priorità, in base alle chance di sopravvivenza, ha spiegato il presidente della Camera, Erik Bodendieck.
La situazione è «altamente drammatica» ha spiegato ieri Angela Merkel, ricordando che i contagi raddoppiano ogni 12 giorni. I casi confermati nelle ultime 24 ore sono stati 30.643, ben 7.036 in più rispetto alla settimana precedente. I morti 62, per un totale di 99.124. L'incidenza su 100mila abitanti, a sette giorni, è salita a un record di 386,5 da 372,7 del giorno precedente. Per questo la cancelliera lo dice senza mezzi termini: «Le misure in vigore non sono sufficienti». Nemmeno la regola del 2G, adottata da Baviera e Sassonia, che consente di partecipare alla vita pubblica solo ai vaccinati (geimpft) oppure ai guariti (geimpft) e vede il 62% dei tedeschi favorevoli alla sua introduzione a livello nazionale. La situazione «supererà tutto quello che abbiamo visto finora», ha insistito Merkel. Lo ha confermato il presidente dell'Associazione di Medicina Intensiva e di Emergenza in Germania (Divi), Gernot Marx, che ha allertato la classe politica: «La situazione è fuori controllo al momento». Anche per questo i toni del ministro della Sanità sono stati al limite del cinismo: «Si arriva sempre all'immunità. La domanda è se raggiungerla tramite la vaccinazione o tramite infezione». Da ieri, misure restrittive sono tornate in Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia. E in Grecia, dove per accedere ai luoghi pubblici bisognerà essere guariti o vaccinati.
La vicinanza al confine caldo dell'Austria e lo scarso tasso di vaccinazione rispetto al resto d'Italia si fanno sentire pesantemente in Alto Adige. E costringono il presidente della Provincia autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher, a imporre il coprifuoco in 20 comuni (bar e ristoranti chiusi alle 18, niente spostamenti tra le 20 e le 5). Introdotto l'obbligo di mascherine Ffp2 sui mezzi pubblici dai 6 anni e lo stop a discoteche, sale da ballo e locali simili, all'aperto e al chiuso. I nuovi casi nelle ultime ore sono stati 193, i ricoveri nei reparti normali 79, in terapia intensiva 9. Due i decessi.
Con le restrizioni cresce la rabbia dei no-vax e no-pass. I manifestanti sono tornati in strada in Olanda, dove a causa del mini-lockdown cominciato il 13 novembre già si era assistito nel week end a scontri con la polizia e decine di arresti.
Il primo ministro Mark Rutte paventa l'ipotesi di un lockdown totale e si appella ai cittadini perché rispettino le misure anti-contagio, altrimenti potrebbero tornare «restrizioni generali». Ma le parole più dure il premier le rivolge ai manifestanti: «Non accetterò mai che degli idioti scatenino la violenza con il pretesto che sono infelici».
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