Il mare si mangia la villa del presidente e i soldi degli italiani. La tenuta di San Rossore rischia di scomparire. Per sempre. Tra le onde, novella Atlantide.
La riserva di caccia che fu dei Savoia, e prima ancora dei Lorena e dei Medici, è minacciata dal Tirreno. L'erosione costiera è il nemico pubblico numero uno del polmone verde da 4.800 ettari che diventò proprietà della Presidenza della Repubblica nel 1956, su iniziativa di Giovanni Gronchi, che per celebrare la magnificenza presidenziale (ma repubblicana) affidò inoltre agli architetti Amedeo Luccichenti e Vincenzo Monaco il compito di ricostruire la storica villa del Gombo, distrutta dalla guerra. Per decenni il tenimento pisano è stato sede di rappresentanza degli inquilini quirinalizi. Così fino al 1999, quando Oscar Luigi Scalfaro sollecitò il Parlamento ad approvare una legge che ne segnasse il passaggio tra i beni della Regione Toscana. Un trasferimento a titolo gratuito, gravato comunque dalla previsione d'una sostanziosa elargizione annua in favore del nuovo proprietario. Denari che adesso potrebbero finire a mollo, insieme ai tanti soldi scuciti da altri enti oltre che per mantenere viva la tenuta, per provare a difenderla dai flutti. I controlli effettuati negli ultimi giorni anche dal cielo, per mezzo di un drone, non lasciano molto spazio alla speranza: la costa non esiste praticamente più e tra l'ex residenza presidenziale e il mare restano 100 metri e uno sputo. Una situazione vaticinata già 30 e passa anni fa: nel 1984, su incarico dell'allora presidente Pertini, una commissione di 25 esperti presieduta dall'accademico Gian Tommaso Scarascia Mugnozza sfornò un volume di 153 pagine in cui si descrivevano minuziosamente cause ed effetti del fenomeno, con tanto di possibili soluzioni ed una previsione fosca quanto azzeccata.
«Entro il 2020 il mare inghiottirà la tenuta», asserivano i professori. Il tempo sta dando loro ragione. Con la complicità dei cambiamenti indotti dall'uomo e della sua incapacità di arginarne le conseguenze e spendere al meglio le risorse disponibili. Per dire: nel 2008 la Regione aveva investito 845.000 euro per ripristinare le dune naturali e alzare scogliere artificiali. Non è servito a nulla, se non a dilapidare altri quattrini. Tantissimi.
La tenuta dal 2000 è affidata al parco di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli. E nonostante uno stanziamento nazionale fissato per legge in quasi due milioni e mezzo d'euro l'anno, cui s'aggiungono all'incirca 350.000 euro di matrice regionale, il suo destino resta incerto. Come quello dell'ente che la amministra: per chiudere il consuntivo 2012 del parco è stato necessario nominare un commissario ad acta, rimasto in carica 4 anni. Ed agli inizi di aprile, quando il governatore toscano Enrico Rossi ha fatto trapelare l'intenzione di non voler rinnovare l'incarico (in scadenza) all'attuale presidente, il suo compagno di partito Fabrizio Manfredi, nel Pd è scoppiata la guerra tra bande. «Non sono renziano. Pago le critiche all'establishment», ha attaccato Manfredi, rivendicando il merito d'aver risanato i conti del parco. E chissà che non volesse fregiarsi anche del regolamento adottato nel 2015 che disciplina la concessione degli immobili della tenuta, riservati a «personale del segretariato generale della Presidenza della Repubblica, dell'ente parco o delle forze dell'ordine», se in servizio a San Rossore, ma anche a ex dipendenti.
Il canone mensile? Affatto proibitivo: al metro quadro 3,60 euro, da rivalutare annualmente, fatto salvo uno sconto del 30% in caso di Isee inferiore ai 36.000 euro. Dovesse arrivare davvero il mare, spazzerebbe via tutto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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