Open Arms, Salvini alla sbarra. "Rischio 15 anni di galera"

Oggi a Palermo l'udienza preliminare per squestro di persona. Ong e cinque immigrati saranno parte civile.

Open Arms, Salvini alla sbarra. "Rischio 15 anni di galera"

«P er l'accusa di sequestro di persona sono previsti fino a 15 anni di carcere: sapete perché? Perché la nave spagnola Open Arms si rifiutò di andare in Spagna, nonostante il governo spagnolo offrì due porti. A processo vado io e ci vado tranquillo e sereno e orgoglioso di aver difeso i confini italiani, lascio giudicare al giudice ma non ritengo di aver sequestrato nessuno»: è così che il leader della Lega, Matteo Salvini, ha commentato ieri il fatto che oggi alle 9.30, nell'aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo, dovrà affrontare la prima udienza del processo che lo vede imputato per sequestro di persona per la vicenda legata alla nave Open Arms. Intervenendo ieri nel capoluogo siciliano per rendere omaggio alla memoria del giudice Paolo Borsellino, l'ex vicepremier si è comunque mostrato tranquillo.
Come si ricorderà, il primo agosto di due anni fa la Open Arms entrò in acque Sar libiche per recuperare 124 persone. Chiese quindi un porto di sbarco, ma a causa degli effetti del Decreto sicurezza bis alla nave, che aveva rifiutato di andare in Spagna, fu vietato di entrare in acque italiane.
Subito dopo furono fatti sbarcare 3 migranti e sul natante rimasero 121 clandestini, tra cui 32 minori.
Il 9 agosto Open Arms depositò una denuncia e interpellò il tribunale dei minori di Palermo. Secondo quanto si legge nelle carte, Salvini avrebbe agito autonomamente, fin dal momento in cui apprese «dell'intervento di soccorso posto in essere in zona Sar libica dalla Open Arms, coerentemente con la politica inaugurata all'inizio del 2019».
La decisione sul proseguire o meno col processo all'ex titolare del Viminale la dovrà prendere il giudice per le udienze preliminari di Palermo Lorenzo Jannelli.
Qualora il tutto dovesse andare avanti, Salvini sarà giudicato dal tribunale ordinario. Saranno presenti anche il procuratore capo Francesco Lo Voi, il pm Geri Ferrara e l'aggiunto Marzia Sabella.
Peraltro, la Ong spagnola si costituirà parte civile, così come 5 dei migranti che erano a bordo della nave. Il circo dei buonisti si è subito scatenato, con la sinistra che punta il dito contro il leader leghista, preso di mira già per i casi Diciotti e Gregoretti.
Ma l'ex ministro, difeso dall'avvocato Giulia Bongiorno, non cede. Come riportato anche nella memoria difensiva presentata a suo tempo in Senato, si legge chiaramente che «l'assegnazione del Pos spettava alla Spagna o a Malta (e non certo all'Italia) e il comandante della nave ha deliberatamente rifiutato il Pos indicato successivamente da Madrid, perdendo tempo prezioso al solo scopo di far sbarcare gli immigrati in Sicilia, come già aveva fatto nel marzo 2018 ricavandone un processo per violenza privata e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina». Inoltre, «l'Italia non aveva alcuna competenza e alcun obbligo con riferimento a tutti i salvataggi effettuati dalla nave spagnola Open Arms in quanto avvenuti del tutto al di fuori di aree di sua pertinenza».

A dimostrarlo, lo scambio di corrispondenza tra La Valletta e Madrid nei primi giorni dell'agosto 2019.
Contrariamente a quanto sostenuto dal tribunale di Palermo, per Salvini «è sicuramente lo Stato di bandiera della nave che ha provveduto al salvataggio che deve indicare il Pos».

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