I nostri cugini francesi, si sa, sono un po' enfatici e amano le iperboli. Ma la definizione di «piccola Pompei» attribuita ai resti delle ville romane scoperti in aprile una trentina di chilometri a sud di Lione, la Lugdunum capitale delle Gallie, ci può stare. Soprattutto perché, rispettosi della realtà storica e della ragionevolezza, gli archeologi transalpini non hanno esagerato. In effetti il sito dove sono stati trovati grandi e bei mosaici che pavimentavano ricche dimore private, statue monumentali che abbellivano significativi edifici pubblici e forse una scuola di filosofia e retorica, è una specie di Pompei ma, per l'appunto, «piccola». D'altra parte, neppure il tifoso della grandeur più trombone e sciovinista potrebbe mettere a confronto settemila metri quadri con i 440mila dell'area archeologica più grande del mondo.
E poi. Se i puri e semplici dati relativi all'estensione lasciassero dubbi, si può ricordare, per esempio, che ben prima di diventare municipio romano Pompei, distrutta nel 79 dopo Cristo da un'eruzione del Vesuvio, era una grande città della Magna Grecia. Mentre nei pressi di Vienne sono stati rinvenuti i resti di una periferia residenziale di quella Colonia Julia Viennensis fondata da Cesare esattamente dove aveva trovato le capanne della capitale, per modo di dire, degli Allobrogi appena sottomessi. Antica Vienne che a sua volta non era certo importante quanto la vicina Lione, la capitale delle Gallie dove però Plinio il Giovane, transitato da quelle parti nel I secolo dopo Cristo, si stupì enormemente che esistessero nientemeno che... due o tre librerie.
Comunque, i resti delle lussuose dimore - realizzate proprio mentre il senatore comasco visitava i territori transalpini - scoperti sulle rive del Rodano hanno suscitato la legittima soddisfazione degli archeologi francesi e rappresentano, come ha detto il responsabile degli scavi Benjamin Clement, «il più eccezionale ritrovamento di un sito romano degli ultimi 40 o 50 anni».
Secondo gli esperti l'area è stata abitata per circa 300 anni prima di essere abbandonata in modo precipitoso - altra parziale analogia con Pompei dove non tutti riuscirono a sfuggire alla morte - dopo una serie di incendi. E molti vasi e altre suppellettili, gli oggetti della vita quotidiana lasciati sul luogo durante la fuga, sono eccezionalmente ben conservati. Fra le strutture sopravvissute al fuoco c'è quella che è stata denominata la Casa del Baccanale per via del pavimento piastrellato che raffigura una processione di menadi e satiri, creature mitologiche che venivano evocate in occasione dei Baccanali, le festività romane a sfondo propiziatorio e sessuale. «La restaureremo fino al soffitto», ha assicurato Clement. In un'altra abitazione è stato ritrovato un mosaico raffigurante Talia, la musa della commedia. Le tessere verranno rimosse e restaurate per essere poi collocate nel museo di civiltà gallo-romana di Vienne. Fra gli altri reperti spiccano una fontana adornata da una statua di Ercole e un grande edificio pubblico che secondo Clement potrebbe aver ospitato una scuola di filosofia.
L'intervento archeologico, iniziato in aprile in seguito ai primi lavori diretti alla realizzazione di un complesso edilizio, avrebbe dovuto concludersi a metà settembre, ma è stato prorogato dallo Stato fino alla fine dell'anno per consentire ulteriori scoperte.
Nei prossimi mesi la squadra guidata da Clement sonderà la zona dove dovevano sorgere gli edifici più antichi del sito per esplorare l'area delle botteghe.I cugini francesi. Enfatici eccetera ma attenti alla tutela e alla valorizzazione del loro patrimonio culturale. In questo vanno ammirati e andrebbero imitati.
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