Occhi puntati su piazza della Borsa, a Trieste. Bisogna accertarsi che la statua di Gabriele D'Annunzio non si muova di lì. Se il protagonista dell'impresa fiumana dovesse decidere di scavallare le gambe e puntare sul Quarnaro, sarebbe un guaio. Le vecchie passioni irredentiste del Vate potrebbero essersi riaccese per «colpa» di Giorgia Meloni. Ci sono alcuni esponenti politici dell'opposizione croata che le attribuiscono dichiarazioni pericolose. Le avrebbe pronunciate «qualche mese fa» o forse «in campagna elettorale» e sarebbero una minaccia inaccettabile per l'integrità territoriale dei vicini di casa. «Il probabile futuro premier italiano, Giorgia Meloni, alcuni mesi fa ha affermato che Fiume e l'Istria dovrebbero essere restituite all'Italia», sostiene Zlatko Komadina, membro del Partito socialdemocratico e presidente della Regione litoraneo-montana. «Le chiediamo di dissociarsi dai messaggi populisti lanciati in campagna elettorale con l'obiettivo di conquistare l'elettorato di estrema destra», rilancia Dalibor Paus, sindaco di Barbana e presidente della Dieta democratica istriana. Paese che vai, fake news sulla leader di Fdi che trovi.
Sì perché ovviamente è di questo che si tratta. Non risultano agli atti di questa campagna elettorale (né prima) «messaggi irredentisti» lanciati dalla Meloni o da chicchessia. Poco importa. La stampa croata prende nota e inizia il tam-tam. «Bisogna essere convinti che il proprio ombelico sia il centro del mondo per pensare che la Meloni abbia usato simili argomenti in campagna elettorale», ci spiega Furio Radin, vicepresidente del parlamento croato e membro del gruppo delle minoranze. Lui è uno di quelli che in questi giorni hanno contribuito a ridimensionare il dibattito. Nelle interviste e nelle ospitate tv ha sempre ribadito l'ovvio: «Le presunte intenzioni revansciste della Meloni sono solo fantasie». Ne ha parlato informalmente con il premier Plenkovic. «È tranquillissimo, a livello politico nessuno ha preso seriamente la questione». Gli autori di queste affermazioni hanno ritrattato? «Credo che i diretti interessati pensino ancora che a dover fare ammenda sia la Meloni». Di «tempesta in un bicchiere d'acqua» parla anche Maurizio Tremul, presidente dell'Unione italiana. «L'Italia è un Paese membro della Nato e fondatore dell'Unione europea, come si fa a dar credito a ricostruzioni del genere?», si domanda.
«Il nuovo esecutivo difenderà con vigore gli interessi nazionali, ma non ci sarà nessun ritorno al passato». Rimane il fatto che la narrazione di un governo di estrema destra pericoloso e illiberale abbia trovato terreno fertile anche al di là dell'Adriatico.
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