Secondo il Manifesto la protesta a Cuba è «insolita». É utile leggere come il quotidiano comunista racconti la situazione a Cuba perchè fa capire quanto la manifestazione di popolo contro il regime cubano metta in difficoltà la sinistra italiana, non a caso in silenzio. La tesi, che poi è anche quella del governo e degli organi di stampa cubani, è che non si tratti di una rivolta popolare contro il governo, anche se gli slogan in piazza sono «libertà», «abbasso la dittatura», «a morte il comunismo» e il rap «Patria y vida» (che prende di mira il motto castrista «Patria o muerte»). No, nelle strade sono scese persone «provate dalla pandemia» e dalla «carenza di generi alimentari» dovuti all'embargo degli Stati Uniti.
Insomma quello che protesta non è il popolo stanco del regime ma, come dice anche il presidente cubano Miguel Díaz-Canel, successore dei fratelli Castro, si tratta di «rivoluzionari confusi» sulle vere cause dell'attuale crisi economica, «in gran parte riconducibili al tentativo degli Usa di soffocare l'isola con tutti i mezzi possibili», scrive Il Manifesto.
Almeno se ne parla, mentre altrove a sinistra regna il silenzio. Dal Pd si leva solo qualche isolata voce, quella del deputato Andrea Romano che ha partecipato alla manifestazione dei cittadini cubani in Italia davanti alla Camera dei Deputati. Dai vertici del Pd, però, segretario in testa, nessuno sente il bisogno di pronunciarsi sulla situazione a Cuba, mentre anche l'Ue ha condannato gli arresti di attivisti politici e giornalisti. Come li giustificano gli intellettuali dell'Associazione Amici di Cuba, che conta tra i suoi sostenitori il vignettista Vauro, la cantante Fiorella Mannoia, il filosofo ex eurodeputato Gianni Vattimo, il giornalista Gianni Minà e altri, tutti freschi sottoscrittori dell'appello «Contro il blocco a Cuba»? Sul suo twitter la Mannoia qualche mese fa scriveva: «Cuba ha bisogno di materiale medico. Togliete questo embargo criminale». In queste ore invece nessun tweet su Cuba. Così anche gli altri filo-cubani di casa nostra, tutti desaparecidos. Forse allineati alla versione che l'Associazione Amici di Cuba dà di quanto sta avvenendo, postando un video di Prensa Latina, l'agenzia di stampa cubana, secondo cui «Gli intellettuali riaffermano l'appoggio incondizionato al processo rivoluzionario di Cuba». Non si sente Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana, che invece si era commosso per la «meravigliosa lezione al mondo data da Cuba per aver sviluppato un suo vaccino (peccato che stia registrando anche un record di contagi e morti per Covid).
Non pervenuti neppure i rivoluzionari del M5s, gli ammiratori dei regimi sudamericani. Alessandro Di Battista, in vacanza in Bolivia, non ha proferito verbo, e come lui neanche Manlio Di Stefano, che è pure sottosegretario agli Esteri, nel 2017 aveva guidato una delegazione in visita in Venezuela, primo firmatario di una mozione M5S in cui si registravano i successi del Venezuela sotto il chavismo («la fame è stata ridotta del 21,10%») e si attaccava l'opposizione a Maduro (che ieri ha espresso «piena solidarietà al governo rivoluzionario di Cuba»).
Nessuna preoccupata analisi, neppure di fronte alla repressione delle manifestazioni di piazza a Cuba, arriva dagli intellettuali che invece, in questi anni, hanno lanciato continui allarmi sul pericolo di derive antidemocratiche in Europa. Lo scandalo è una legge anti-Lgbt di Orbàn, ma guai a dire che a Cuba c'è una dittatura comunista.
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