Orgoglio Lombardo-Veneto: è il giorno del referendum

Oltre 11 milioni di cittadini al voto per dare alle due Regioni l'opportunità di ottenere più risorse dallo Stato

Orgoglio Lombardo-Veneto: è il giorno del referendum

La rabbia (di versare le tasse nel calderone dello Stato) e l'orgoglio di essere locomotiva del Paese. Oggi oltre undici milioni di elettori tra Lombardia e Veneto possono rivendicare al governo una maggiore autonomia e la possibilità di trattenere più risorse possibili sul territorio. Basta un sì. Si vota per il referendum consultivo dalle ore 7 alle 23, nella Regione governata da Roberto Maroni i cittadini chiamati alle urne sono 7,8 milioni, quasi il doppio del Veneto (4 milioni) dove il presidente Luca Zaia deve raggiungere il quorum, pari alla metà più uno degli aventi diritto. «Se non si raggiunge la soglia non mi dimetto» ha già avvertito Zaia. Non serve il 50% più uno in Lombardia e l'obiettivo che si è posto Maroni è di pareggiare almeno il referendum costituzionale sull'articolo V del 2001, quindi «un'affluenza del 34% sarebbe un successo» ha ammesso alla vigilia. In compenso l'ex ministro si è imbarcato nel primo test di voto elettronico in Italia, i lombardi andranno in cabina con i tablet (ce ne sono 24.700 suddivisi tra le 9.224 sezioni e rimarranno in dotazione alle scuole). Gli esperti assicurano che sono a prova di hacker anche se il Pd e la sinistra fino a ieri hanno sollevato dubbi sulla sicurezza e la tenuta del sistema. Oggi la prova sul campo.

«Volete voi che la Regione Lombardia in considerazione della sua specialità nel quadro dell'unità nazionale intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l'attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, ai sensi è per gli effetti di cui all'articolo 116, terzo comma della Costituzione e con riferimento a ogni materia legislativa per cui tale procedimento sia ammesso in base all'articolo richiamato» è il quesito a cui devono rispondere i lombardi. Più breve nella forma, ma è la stessa sostanza, quello del Veneto: «Vuoi che alla Regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?».

Si vota nella sezione indicata sulla tessera elettorale ma questa volta non è necessario portarla con sé, basta presentare agli scrutatori un documento di identità valido (dalla carta d'identità alla patente, passaporto, porto d'armi, libretto della pensione, tesserino di un ordine professionale).

Luca Zaia aprirà alle 7 il seggio di San Vendemiano, in provincia di Treviso, Maroni voterà intorno alle 11 nella sua Lozza, in provincia di Varese mentre il leader della Lega Matteo Salvini si presenterà quasi alla stessa ora al seggio di via Marinetti a Milano. E il segretario che sta costruendo un progetto di Lega nazionale, ben lontano dalla secessione promessa per anni dal senatur Umberto Bossi, anche nelle ultime ore di campagna elettorale si è trovato a frenare la spinta autonomista dei governatori lumbard. «Se passa il sì - ha precisato - comincia un percorso legittimo e costituzionalmente previsto. Non sarà come per Barcellona e Madrid dove si stanno scannando.

Noi non vogliamo uscire da niente e da nessuno, è un referendum nell'ambito dell'unità nazionale che prevede che su alcune competenze (scuola, sanità, ricerca) la Regione Lombardia e il Veneto possano scegliere autonomamente». Maroni gli ha ricordato che «il nostro movimento si chiama Lega Nord e nell'articolo 1 dello Statuto c'è scritto che l'indipendenza della Padania è tra le finalità».

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