Le dichiarazioni ufficiali raccontano la solita storia. A sentire il presidente del Consiglio e il ministro dell'Economia, i rapporti tra i due sono «idilliaci». In realtà la frattura tra Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan sta diventando sempre più profonda. Al punto che il titolare del Tesoro in questi giorni sta lasciando più di un «traccia scritta» di tutta una serie di bordate nei confronti del modus operandi del premier. Insieme al ministro, da sempre molto vicino a Massimo D'Alema, c'è un gruppo di personalità legate al centrosinistra e ad alcuni poteri forti: banchieri, economisti e ambasciatori che si stanno scagliando contro Renzi, creando una situazione non poco imbarazzante. Alcuni di essi, infatti, in un modo o nell'altro sono legati a via XX Settembre. Il centro di questo movimento critico si chiama Inpiù , una pubblicazione online che sta scorticando l'esecutivo, soprattutto dal punto di vista dell'economia e della politica estera. Si pensi a uno dei contributi più recenti, dall'eloquente titolo Un soufflé di nome Renzi . A scriverlo è l'economista Stefano Micossi, che tra l'altro siede nel consiglio di amministrazione della Cir di Carlo De Benedetti. «La gestione personalistica di Renzi appiattisce l'agenda del governo sulla sua nella scelta delle persone, nei tempi, nei temi e nelle decisioni da prendere», esordisce Micossi aggiungendo che «questo modo di procedere getta ombre sulla credibilità della politica di riforme economiche finora annunciate ma poi finite nel congelatore». Non avendo avviato seriamente la spending review , incalza il consigliere di amministrazione della Cir, «a Renzi non resteranno che tagli lineari e nuove imposte di solidarietà su tutti quelli che guadagnano più di 5mila euro». Da qui il quasi ultimatum: «Sei ancora in tempo, Matteo. Fermati, fai un po' d'ordine sulle priorità, metti i dossier difficili dell'economia nelle mani fidate di Padoan».
Ed ecco spuntare il nome del ministro dell'Economia, che siede proprio nel comitato editoriale di Inpiù . Insomma, la pubblicazione- think tank non gli è affatto estranea. Per non parlare del tenore di un altro contributo, intitolato Inutile staffetta generazionale . Il suo autore è Innocenzo Cipolletta, già direttore generale di Confindustria ed ex presidente di Fs. Il quale, peraltro, intrattiene tutt'ora rapporti con il Tesoro, se si considera che è presidente del Fondo italiano d'investimento, partecipato al 12,5% dal ministero dell'Economia e con un altro 12,5% dalla Cassa Depositi e Prestiti (a sua volta controllata all'80% da via XX Settembre). Ebbene, Cipolletta attacca Renzi e il ministro della Semplificazione, Marianna Madia, scrivendo che «la staffetta generazionale prospettata dalla riforma della Pa rappresenta una sconfitta del buon senso. Quando mai si sostituisce un anziano con un giovane come se i lavoratori fossero fungibili e bastasse ridurre l'usura dell'età?». In realtà, spiega subito dopo, «il problema è quello di saper organizzare la Pa perché sia più efficiente. Se non si riesce a fare con le persone esistenti, non si sarà capaci di farlo neppure con giovani leve». E ancora, che dire dell'articolo intitolato Ma chi consiglia Renzi? . A vergarlo il 4 agosto scorso è stato Rocco Cangelosi, ambasciatore, già consigliere diplomatico del presidente della repubblica Giorgio Napolitano. Cangelosi prende di mira soprattutto la recente missione di Renzi al Cairo «per appoggiare il piano di pace a Gaza proposto dal governo egiziano». Peccato che si tratti di «un piano fallito sul nascere perché respinto da Netanyahu che, invece di inviare i suoi plenipotenziari al Cairo, annuncia unilateralmente l'inizio del ritiro delle truppe di terra, facendo ben presente che si tratta di un ritiro temporaneo e continua i bombardamenti su Gaza». E così Renzi, «giunto in terra d'Egitto convinto di condividere una photo opportunity , si è trovato nella imbarazzante situazione di aspettare inutilmente, insieme ai palestinesi, un avvio dei negoziati».
Critiche aspre, quindi, da un comitato editoriale nel quale oltre a Padoan siedono gli stessi Cipolletta, Micossi, Cangelosi accompagnati dall'economista Giacomo Vaciago, anche lui di area centrosinistra. Infine la ciliegina sulla torta. Chi è l'editore di Inpiù ? Qui bisogna raccapezzarsi all'interno di un reticolo societario che alla fine porta a Luigi Abete, presidente della Bnl. La Inpiù srl, infatti, è controllata al 90% dalla Sviluppo Programmi Editoriali spa, che fa capo per il 99% alla Editoriale Progetto e Servizi, a sua volta controllata al 71% dalla Abete-Azienda beneventana tipografica editoriale.
Quest'ultima è riconducibile al 21,3% a Luigi Abete, al 34,8% al fratello Giancarlo (ex presidente della Federcalcio) e alla Centro direzionale Roma Est spa. Ma anche la Centro direzionale Roma Est, per il tramite della Immobiliare 68 srl e della Gpmv srl, è controllata da Luigi e Giancarlo Abete.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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