È stato l'uomo a lui più vicino, il suo più stretto e fidato collaboratore: monsignor Georg Gaenswein è al fianco di Joseph Ratzinger dal 2003. Non l'ha mai lasciato. Nominato segretario personale dell'allora prefetto dell'ex Sant'Uffizio, l'arcivescovo tedesco è stato confermato nell'incarico dopo l'elezione di Benedetto XVI al soglio di Pietro, nel 2005. L'anno successivo il Papa emerito lo onora con l'ulteriore titolo di prelato d'onore di Sua Santità, dal 2012 è prefetto della Casa Pontificia e dal 2013 vive nel Monastero Mater Ecclesiae insieme a Ratzinger e alla «famiglia pontificia». Gaenswein aveva deciso di trascorrere qualche giorno in famiglia, in Baviera, per le festività natalizie. Con l'aggravarsi della situazione, ha deciso di fare rientro in Vaticano per assistere il «suo Papa fino alla fine. Proprio come un figlio. A vegliare su Papa Benedetto XVI fino agli ultimi istanti di vita sono state anche le quattro memores domini, le consacrate di Comunione e Liberazione: Carmela, Loredana, Christina e Rossella (che ha sostituito Manuela scomparsa nel 2010 per un incidente stradale). È stata questa la famiglia pontificia del Papa emerito».
Al di fuori delle mura del Monastero, alcune figure chiave ruotano intorno a Joseph Ratzinger-Benedetto XVI. Tra i suoi più stretti collaboratori c'è padre Federico Lombardi, dal 2006 al 2016 direttore della Sala stampa della Santa Sede (e dunque portavoce vaticano per l'intero pontificato di Ratzinger) e attualmente presidente del Consiglio di amministrazione della Fondazione Ratzinger. È stato tra gli ultimi a vedere l'emerito, il primo dicembre. Di quel giorno restano alcune foto sulla pagina Facebook della Fondazione, istantanee che immortalano Benedetto XVI stanco, debole, smagrito, affaticato. Nell'entourage del Papa tedesco, che lo hanno servito durante l'intero pontificato, ci sono anche il cardinale Tarcisio Bertone, suo segretario di stato e braccio destro operativo durante gli anni al Soglio di Pietro e Domenico Giani, a capo della Gendarmeria vaticana, considerato «angelo custode» dei Pontefici. È stato lui ad assicurare la sicurezza del Papa emerito. Ed è stato lui a coordinare e condurre le indagini di quello che è passato alla storia come Vatileaks, la fuga di notizie che ha visto protagonista Paolo Gabriele, il «corvo» responsabile di aver diffuso informazioni riservate.
Tra i cardinali molto vicini a Ratzinger, il tradizionalista Robert Sarah, prefetto emerito della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, autore di un volume annunciato a doppia firma con il Papa emerito con un altolà sui preti sposati. Dal libro appariva uno scontro tra Francesco e Benedetto XVI, tanto che dovette intervenire mons. Gaenswein per chiedere il ritiro della doppia firma.
C'è infine una figura rimasta sempre nell'ombra, ma fondamentale. È quella del clavigero vaticano, Gianni Crea, colui che detiene le chiavi di tutte le stanze dei Musei Vaticani. Fu lui, nel 2005, a sigillare tutte le porte e le finestre che dai Musei Vaticani danno nella Cappella Sistina durante il Conclave che avrebbe eletto Papa Benedetto XVI.
«È stato un momento molto emozionante», racconta Crea, che subito dopo l'elezione ha tolto i sigilli per consegnare
le chiavi storiche alla gendarmeria vaticana. Stessa procedura replicata con l'elezione di Francesco. «Ho avuto un rapporto bellissimo con Benedetto XVI dice era nato lo stesso giorno di mia mamma Isabella, il 16 aprile».
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