Che vi succede cari italiani? O meglio, per non fare i presuntuosi, che ci sta succedendo? Accettare come una medicina necessaria, forse, per combattere il Covid e una possibile terza ondata, il Natale più repressivo e triste del dopoguerra è una cosa. Approvare, come ho letto in un sondaggio autorevole, le misure dure, durissime del governo è un'altra musica. Vuol dire essere d'accordo, trovarle giuste, appropriate. È come se fossimo in preda a una collettiva sindrome di Stoccolma, con una supina fascinazione verso i nostri carcerieri metaforici. Il gradimento di Conte è in discesa ma ancora alto, quello del ministro della Salute Speranza appena insidiato dall'astro nascente del 2020, la Meloni. Senza buttarla sul piano ideologico e senza dare giudizi di valore sulla persona, chi glielo avrebbe detto a Speranza nel marzo del 2018 quando il suo piccolo partito, Leu, aveva perso le elezioni, di essere a capo del dicastero più importante insieme a quello dell'Economia in una crisi storica di questo tipo? Speranza è in contraddizione semantica col suo nomen, nel senso che è apocalittico, severo, sempre per le restrizioni. Fa il suo mestiere, ma da qui a essere suoi follower c'è una differenza. Quella di uno spirito critico che un Paese e un'opinione pubblica debbono mantenere. Un Natale da soli o quasi, senza nemmeno i cosiddetti tuoi, senza spostarsi, senza ristoranti, senza niente. Molti dicono che si tratti di problemi secondari rispetto ai morti e alla necessità di combattere il virus. Io ho grande rispetto per le vittime e per il dolore dei familiari, ma questo non mi impedisce di ragionare e di vedere che il diritto alla libertà piano piano viene risucchiato dalla metaforica dittatura della salute. Non sono capricci individuali di un liberal liberista, stanno cambiando gli equilibri economici, politici, tecnologici del mondo. Le varie intelligence danno che dopo appena venti giorni si possono cambiare neurologicamente le abitudini delle persone. Nessun liberi tutti per carità, anche la semantica della parola libertà deve avere una razionalità. Mentre scrivo sconto appena tornato da una via dello shopping di Milano. Evviva i nostri commercianti respirano. Ma davvero non c'erano assembramenti anche piccoli, davvero sono meno pericolosi dal tenere un ristorante aperto con le dovute regole? Le evidenze scientifiche sono labili, non sappiamo niente sulle terapie, discutiamo sui vaccini, e decidiamo però, sotto la figura retorica del consiglio, quante persone far sedere al tavolo. Comunque, e sia, e sia il Natale all'insegna degli algoritmi del comitato scientifico.
Però vi prego non dire che siete anche contenti, non fate dormire il vostro cervello davanti al caminetto del conformismo! Anche perché beffa delle beffe i vostri carcerieri, metaforici, non si fidano neanche di voi e sono pronti a multe e droni.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.