«I talebani hanno consenso popolare, quello che non aveva il governo del presidente Ghani. Ecco perché non hanno nemmeno dovuto combattere per prendersi Kabul. Con loro bisogna parlare. Non abbiamo pregiudizi. E il mio Paese, il Pakistan, ha già facilitato il dialogo tra gli Stati Uniti e i talebani». Non ha dubbi l'ambasciatore pakistano in Italia, Jauhar Saleem: i talebani vanno messi alla prova, non demonizzati.
Si può parlare con degli estremisti che continuano a commettere brutalità e a segregare le donne?
«Hanno dimostrato differenze nel loro approccio. Hanno proclamato un'amnistia, promesso che proteggeranno i diritti delle persone e delle donne, a cui permetteranno di andare a scuola e di lavorare. Dicono che includeranno i non talebani nel governo, e che non permetteranno ai gruppi terroristici di operare in Afghanistan contro altri paesi».
E voi credete a queste promesse?
«Vedremo se staranno alle loro parole. Osserveremo da vicino gli eventi, le loro azioni, le loro politiche».
Nel Paese i talebani continuano a compiere violenze e vendette...
«Anche per questo non bisogna abbandonare gli afghani. Ai talebani stiamo dicendo che devono assicurare la protezione dei diritti umani, delle donne, altrimenti nessuno li riconoscerà. E infatti noi non lo abbiamo ancora fatto. Quanto ai canali di comunicazione con loro, non siamo certo i soli ad averne. Ci sono russi, iraniani, cinesi, americani, e non dimentichiamo i tedeschi. Praticamente tutti».
Per questo la Russia vuole che sediate al G20 sull'Afghanistan?
«Abbiamo tutto l'interesse che in Afghanistan ci siano pace, stabilità, prosperità, un governo inclusivo. Con loro commerciamo molto e abbiamo profondi legami storici. Non vogliamo che si perdano i traguardi di questi anni e che il Paese collassi».
Ma siete accusati di aver dato rifugio e sostegno ai talebani.
«A causa del terrorismo il mio Paese ha pianto 50mila morti e registrato perdite per 150 miliardi di dollari. Anche per colpa dei terroristi talebani del Ttp (Tehreek-e-Taliban Pakistan). Ricordiamoci che per fermarli abbiamo costruito una barriera metallica lungo tutto il confine, mentre l'intelligence del governo Ghani, invece, dava loro rifugio».
Ma molti terroristi hanno studiato nelle vostre scuole coraniche e il vostro establishment militare e la vostra intelligence li hanno sostenuti.
«La gente deve capire chi sono i talebani. La parola non a caso vuol dire studenti. Sono figli di rifugiati fuggiti dall'Afghanistan, che hanno studiato in Pakistan, e sono diventati talebani al ritorno in patria. Sono un prodotto della storia. Non li abbiamo costruiti noi».
Ora per voi, Paese di confine, si apre il fronte rifugiati. Come intendete gestire la situazione?
«Non abbiamo ancora visto tanti afghani via terra. Ma a chi arriva stiamo dando un visto temporaneo».
Saranno rifugiati politici?
«Vogliono andare in altri paesi, in America o in Europa».
Ma se restano cosa farete?
«Raggiungeranno i 4 milioni di afghani che hanno già trovato rifugio da noi in passato».
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