"Il Papa si può cambiare ma per ora non ci penso. Sarà Dio a decidere"

Di ritorno dal Canada, Bergoglio parla di guerra, politica e del suo futuro nella Chiesa

"Il Papa si può cambiare ma per ora non ci penso. Sarà Dio a decidere"

È piuttosto insolito che il Papa intervenga nelle questioni strettamente politiche di un paese. E lo ha ribadito, ieri, a una domanda di un giornalista italiano che gli chiedeva come valutasse l'attuale situazione italiana e cosa pensasse della caduta dell'esecutivo Draghi. «Prima di tutto io non voglio immischiarmi nella politica interna italiana. Secondo: nessuno può dire che il presidente Draghi non fosse un uomo di alta qualità internazionale». Eppure Francesco non perde occasione per lanciare un appello alle forze politiche a una «responsabilità civica». Bergoglio conclude il suo viaggio internazionale in Canada e nella consueta conferenza stampa in aereo risponde alle domande dei giornalisti. Parla dei viaggi, della sua salute, e torna sull'ipotesi di dimissioni: «Decide il Signore, ma per ora non ci ho pensato», dice.

Sui prossimi viaggi, Francesco ammette che dovrà limitarsi: «Non credo che possa andare con lo stesso ritmo dei viaggi di prima. Credo che alla mia età e con questa limitazione - risponde - devo risparmiare un po' per poter servire la Chiesa. Poi, al contrario, posso pensare alla possibilità di farmi da parte, questa, con tutta onestà, non è una catastrofe, si può cambiare Papa, si può cambiare, non c'è problema, ma in questo momento non ci ho ancora pensato». Guardando al futuro, Bergoglio ribadisce la sua intenzione di andare in Ucraina. «Ho detto che vorrei andarci. Vediamo adesso cosa trovo quando arrivo a casa. In Kazakistan per il momento mi piacerebbe andare, è un viaggio tranquillo, senza tanto movimento, è un congresso di religioni. Per il momento tutto rimane. Devo anche andare in Sud Sudan prima che in Congo, perché è un viaggio con l'arcivescovo di Canterbury e con il vescovo della Chiesa di Scozia perché abbiamo fatto tutti e tre insieme il ritiro due anni fa. E poi il Congo, ma sarà l'anno prossimo, perché c'è la stagione delle piogge, vediamo... Io ho tutta la buona volontà, ma vediamo la gamba cosa dice». E a proposito della gamba, Francesco chiarisce le sue perplessità su una possibile operazione. «L'intervento chirurgico al ginocchio non va, nel mio caso. I tecnici dicono di sì, ma c'è tutto il problema dell'anestesia, io ho subito dieci mesi fa più di sei ore di anestesia e ancora ci sono le tracce. Non si gioca, non si scherza con l'anestesia. È per questo che si pensa che non sia del tutto conveniente. Io cercherò di continuare a fare dei viaggi ed essere vicino alla gente perché credo che è un modo di servire: la vicinanza. Ma più di questo non mi viene da dire, speriamo...».

Affronta, Papa Francesco, anche i temi morali e in particolare a chi gli domanda se sia necessario uno sviluppo della dottrina della Chiesa sugli anticoncezionali, Bergoglio - seppure senza sbilanciarsi - lascia uno spiraglio aperto sulla possibilità che un giorno la Chiesa possa rivedere la sua dottrina. «Il dovere dei teologi - osserva - è la ricerca teologica. Non si fa teologia con un no davanti. Sarà il magistero a dire no ma lo sviluppo teologico deve essere aperto. Una Chiesa che non sviluppa in senso ecclesiale il suo pensiero è una Chiesa che va indietro. Questo è il pensiero di tanti tradizionalisti. Non sono tradizionali ma sono indietristi, vanno indietro senza radici. L'indietrismo è un peccato perché non va avanti con la Chiesa».

Infine il Papa torna sulla questione al centro del viaggio in Canada, esprimendo «indignazione e vergogna», ma anche rinnovando la sua richiesta di perdono «per il male commesso da non pochi cattolici che hanno contribuito alle politiche di assimilazione

culturale e di affrancamento in quel sistema educativo distorto». Una delle pagine più drammatiche della storia dei nativi canadesi, uno «scandalo», come lui stesso ha definito. In Canada, con i nativi, «è stato un genocidio».

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