Il Partito democratico sogna il «Papa straniero». A corto di leader tra i dem avanza l'ipotesi di affidare la guida del partito al neodeputato dei Verdi Aboubakar Soumahoro. «Yes we can»: è lui l'Obama italiano che può far risorgere la sinistra dalle ceneri. La suggestione fa impazzire il partito di Enrico Letta. Perché no? Al Nazareno l'ipotesi comincia lentamaente a prendere corpo. Le speranze sono riposte tutte nel deputato che si è presentato con gli stivali sporchi di fango al suo esordio nella prima seduta del nuovo Parlamento. Brividi. Lacrime. La scenografia è perfetta. La sinistra gode e singhiozza. Matteo Orfini ci crede: «Sarebbe la nostra Giorgia Meloni», confida ai suoi collaboratori. Andrea Orlando, candidato in pectore per la segreteria, si ritrova spiazzato: «Difficile contrapporgli un candidato da sinistra».
Con Soumahoro al timone dei dem sarebbero pronti a scendere in campo per battaglia contro la destra anche Roberto Saviano, Chiara Ferragni e Selvaggia Lucarelli. Che goduria. Claudio Velardi, l'ex spin doctor di Massimo D'Alema, lancia l'amo sul Twitter: «La persona più sveglia che circola dalle vostre parti è Aboubakar Soumahoro. Viene dal mondo reale, ha energie da vendere e sa comunicare. Candidate lui, altro che i vostri sepolcri imbiancati che discutono del nulla». Velardi: un nome e una garanzia. Lui sì che ha il fiuto per i leader uccisi (da D'Alema) in culla. Piccolo ostacolo: Soumahoro non è un iscritto del Partito democratico. E da regolamento non potrebbe partecipare alle primarie. Dettaglio tecnico risolvibile.
Ma soprattutto a scovare il talento della sinistra del futuro è stato Angelo Bonelli, leader dei Verdi. Bonelli è l'agente del paladino dei diritti dei braccianti. Bisogna trattare con lui. Con l'ex delfino di Pecoraro Scanio. È d'accordo a cedere ai cugini dem Aboubakar Soumahoro? Che la trattativa abbia inizio. L'affare è possibile.
Intanto il segretario uscente Enrico Letta nell'ultima direzione nazionale ha indicato la road map fino al congresso: a marzo il Pd avrà un nuovo segretario. Nel frattempo il leader dei braccianti farà un po' di esperienza in Parlamento.
L'alternativa al Papa nero è una Papessa. Di chi parliamo? Elly Schlein. La vicepresidente dell'Emilia Romagna, fresca di elezione in Parlamento con il Pd, è un altro talento allevato fuori casa. Elly Schlein scalpita. Vuole prendere il posto di Letta. In Parlamento è una trottola. Passa da Beppe Provenzano a Michela De Biase (moglie di Dario Franceschini). Vuole stringere alleanze per bloccare la corsa verso la guida del Pd del suo presidente Stefano Bonaccini. La papessa ci è rimasta malissimo, quando all'esordio in Parlamento Aboubakar Soumahoro si è presentato con gli stivaloni. Scena rubata. Poi lo sfogo con la collega Anna Ascani: «Tra sei mesi ce lo ritroviamo segretario». Che fare? Panico.
Però oltre i sogni c'è anche il congresso vero. Quello che vede schierati, al netto di Papi e Papesse, due governatori. Due visioni del Pd si scontrano. Stefano Bonaccini, il governatore del Nord che flirta con i leghisti.
L'altro è Vincenzo De Luca, il governatore della Campania che, dalla marcia della pace in piazza del Plebiscito a Napoli, lancia la scalata verso il vertice del Pd. Ed ha già un alleato: Michele Emiliano. Scherzo del destino: De Luca è figlio di un bracciante.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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