Part time per gli statali prima della pensione ma senza i contributi versati

Si va verso la staffetta generazionale nel pubblico impiego: il part time al posto del pre pensionamento. Ma i lavori dovranno versare da soli i contributi

Pensionati in attesa in un ufficio dell'Inps
Pensionati in attesa in un ufficio dell'Inps

Domani il Senato riprenderà ad analizzare la riforma della pubblica amministrazione elaborata dal ministro Marianna Madia. E rispunta la possibilità della staffetta generazionale. Fuori i vecchi, dentro i giovani. Niente di più semplice: anticipare l'uscita agli stata più anziani, e quindi vicini alla pensione, per far spazio a neo diplomati e neo laureati che si affacciano sul mondo del lavoro. Per garantire questo ricambio Hans Berger, senatore del gruppo delle autonomie, presenterà un emendamento per dare la possibilità a chi è vicino alla pensione di scegliere il part time. Con un "piccolo" stratagemma: per prendere una pensione piena i lavoratori dovranno versarsi da soli i contributi.

L'ipotesi della staffetta generazionale era stata già avanzata dalla Madia. La soluzione trovata dal ministro, però, non aveva accontentato la Ragioneria generale dello Stato che aveva subito messo le mani avanti perché insostenibile dal punto di vista economico. L'idea del governo era di prepensionare gli statali un paio di anni prima per fare posto ai nuovi arrivati. Nei piani della Madia c'era di assumere un nuovo dipendente per ogni prepensionato. Fatta in questo modo la staffetta generazionale avrebbe pesato sulle casse (già malandate) dell'Inps. Così, come spiega oggi il Messaggero, Berger è corso ad aiutare il governo scodellando un emendamento che "promuove" il ricambio attraverso la riduzione "su base volontaria e non revocabile" dell'orario di lavoro e, quindi, della riduzione del personale "in procinto di essere collocato a riposto".

L'emendamento di Berger contiene una "piccola" fregatura per lo statale che sceglie il part time. Si dice esplicitemente, infatti, che l'invarianza dell'assegno previdenziale dovrà essere garantita, solo e soltanto, "attarverso la contribuzione volontaria ad integrazione". Insomma, se il dipendente vuole andare in pensione con un assegno pieno dovrà versarsi da solo la differenza dei contributi tra il part time e il tempo pieno.

"Un dipendente pubblico che guadagna 2mila euro netti al mese - esemplifica il Messaggero - oltre allo stipendio dimezzato per il tempo parziale, si troverebbe a dover versare contributi mensili per altri 300-350 euro".

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