Roma - Sono le truppe in grado di decidere le sorti della guerra. Reggimenti di disillusi e arrabbiati, che rimangono inerti mentre infuria la battaglia. Alcuni di loro sono però pronti a farsi convincere, e a rimpolpare le fila di uno degli eserciti in campo. A poco più di due mesi dalle urne, sono milioni gli italiani che non sanno se votare oppure no, e quale partito scegliere. Una schiera di indecisi, da cui potrebbe dipendere l'esito della competizione.
Alla luce della legge elettorale oggi in vigore, il rischio di un «pareggio» è più che mai concreto. Lo sanno tutti gli attori in campo, che fanno la corte a chi non ha giurato fedeltà a un simbolo. Secondo un sondaggio realizzato da Swg e pubblicato da Termometro Politico, a metà dicembre il 38 per cento degli italiani non sapeva chi votare. Il partito degli indecisi è trasversale. Raccoglie adesioni da Nord a Sud e in tutte le classi sociali. L'impressione però è che riscuota particolare successo tra «i ceti marginali: i disoccupati, gli individui a basso reddito, i lavoratori autonomi molto arrabbiati che decidono di non partecipare», spiega Giovanni Orsina, esperto di storia e politica dell'università Luiss di Roma. Che poi precisa: «Stiamo parlando di un blocco enorme, quasi mezzo Paese, in un contesto nel quale l'elettorato cambia opinione di frequente». Gli indecisi fanno gola non soltanto alla sinistra di Pietro Grasso, che spera di riportare ai seggi alcuni elettori delusi dal Pd, ma soprattutto al centrodestra. Secondo Gaetano Quagliariello, senatore di Idea «il centrodestra può raggiungere la maggioranza assoluta. Se non la raggiungesse, non ci sarebbero altre maggioranze». Chi ancora non sa cosa votare potrebbe dunque stabilire «se ci sarà un governo oppure no». Per arrivare a Palazzo Chigi, il centrodestra dovrà «raccogliere una parte di questo voto». Liberi e Uguali, pescando nell'astensionismo, «diminuirebbe la distanza con il Pd, ma non in modo decisivo. Il centrodestra ha maggiori potenzialità di riconquistare il voto dei delusi».
Sempre secondo Swg, il Cavaliere è il leader più popolare tra chi sta lontano dalla politica. Lo sceglierebbe il 15 per cento, contro il 9 e l'8 raccolti rispettivamente da Matteo Renzi e Luigi Di Maio. «Berlusconi riesce a rivolgersi a questo particolare elettorato perché la sua critica ai politici di professione è da sempre molto efficace», aggiunge Orsina. Il leader di Fi «ha dalla sua una grande riconoscibilità e visibilità, che fa breccia sugli astensionisti, spesso persone poco interessate alla politica». I 5 Stelle «non sono riusciti a recuperare gli astenuti. Ciò fa pensare che stiano esaurendo la spinta propulsiva». Occhio al «voto utile». Se il centrodestra sarà dato in vantaggio fino all'ultimo, «la motivazione per recarsi alle urne potrebbe essere: voto, così l'Italia avrà un governo».
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sul voto la stampa estera lancia l'allarme: l' Italia rischia di essere sempre più instabile. A giocare un ruolo centrale per l'equilibrio del futuro governo, scrive il Wall Street Journal, sarà ancora una volta Silvio Berlusconi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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