Il partito dei governatori si divide sul Pnrr: "Nessuno lo tocchi", "No, va rivisto e corretto"

Bonaccini strenuo difensore, Fontana e Toti (che lancia il partito) possibilisti

Il partito dei governatori si divide sul Pnrr: "Nessuno lo tocchi", "No, va rivisto e corretto"

Il Pnrr «va cambiato». No, «la speranza è che il prossimo governo non cambi approccio». Al Meeting di Rimini è la giornata dei governatori che sfilano, uno ad uno, in conferenza stampa per fare campagna elettorale e per intervenire su come e se cambiare il Pnrr. La kermesse entra nel vivo del dibattito politico e i presidenti delle Regioni si ritrovano nell'Auditorium D3 affollato come non mai per discutere di «valorizzazione del territorio» e Piano nazionale di ripresa e resilienza. Se i governatori del centrodestra chiedono cambiamenti al Piano e lanciano la sfida al nuovo governo, dal presidente della Regione Emilia Romagna (che gioca in casa) arriva la richiesta di continuità sull'agenda Draghi.

«Se c'è disponibilità da parte dell'Europa dice il governatore lombardo, Attilio Fontana chiediamo che si possano prendere in considerazione alcune modifiche al Piano». L'auspicio, prosegue, è che «le richieste delle Regioni vengano rivalutate dal nuovo governo»; altrimenti, il timore è che «si possa avere qualche problema qualora la gestione operativa del piano venisse lasciata ai piccoli Comuni».

Gli fa eco il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, che fa pressing sul fattore tempo. «Sul Pnnr il problema è realizzare le infrastrutture e farle in fretta. I tempi non sono indifferenti osserva - perché se ci si mette troppo le strutture potrebbero essere inutili. Con il Pnnr, abbiamo spostato il debito italiano sul debito europeo: teniamo presente che il piano di integrazione fa un salto in avanti dal quale non si torna indietro».

Il governatore ligure demolisce l'attuale legge elettorale, definendola «la peggiore mai stata prodotta nella storia dell'umanità», quasi una «perversione». E lancia il nuovo partito «Noi moderati». «Abbiamo cercato di fare al meglio - afferma - con una lista che ha l'ambizione di ridare una casa ai moderati liberali popolari, anche socialisti e riformisti della politica italiana che hanno da tanto tempo una casa sempre più stretta, più residuale all'interno delle coalizioni. Gli elettori possono scegliere un centrodestra riformista, garantista, europeista e che crede nei vaccini».

Ma per tornare al Pnrr, a sentire gli interventi di Maurizio Fugatti (Trentino), Enrico Giani (Toscana) e Francesco Acquaroli (Marche), la ricetta è una sola: non va fermato, va salvaguardato e se possibile migliorato e riequilibrato «al momento che stiamo vivendo». Nessuna modifica invece andrà fatta al Pnrr per il governatore emiliano Stefano Bonaccini. «Spero che il futuro governo e parlamento troveranno la capacità di farcela. Mi basterebbe che in questa campagna elettorale i leader dei vari partiti dicessero che chiunque vinca non cambierà l'approccio al Pnrr e il coinvolgimento delle Regioni», chiosa.

Per la presidente umbra, Donatella Tesei, «l'Italia centrale rappresenta la cerniera del Paese» che «non può essere dimenticata da nessuno».

Tra le Regioni del Nord e le Regioni del Sud, destinatarie del 40% dei fondi del Piano, «c'è la fascia centrale: se vogliamo collegare tutto il Paese ammonisce - deve riacquistare forza e identità collettiva. La fascia centrale deve essere considerata prioritaria per questo Paese».

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