Il partito è sotto choc. Le elette si sospendono. Silenzio dalla Schlein

Le eurodeputate: "A disposizione dei giudici". Il gruppo: "Persone di spiccata onestà"

Il partito è sotto choc. Le elette si sospendono. Silenzio dalla Schlein
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Elly Schlein tace sull'argomento, e preferisce allinearsi a Giuseppe Conte (e a Viktor Orban) contro Ursula von der Leyen e l'Europa «del riarmo».

La delegazione del Pd al Parlamento europeo si fa invece sentire, per dirsi «convinta della assoluta estraneità di Alessandra Moretti e Elisabetta Gualmini ai fatti contestati dalla Procura belga, che per proseguire le indagini ha richiesto al Parlamento di sospendere il regime di immunità» per le due eurodeputate. Cui esprime «solidarietà e vicinanza», sottolineando la «loro disponibilità a collaborare con la magistratura belga». Sottolineando di conoscerle «come persone di spiccata onestà e dedizione al proprio lavoro».

La tegola della richiesta di sospensione dell'immunità per le due elette Pd nel gruppo socialista prende tutti di sorpresa: l'inchiesta, travolta da pesanti scandali sulla sua gestione e sul ruolo indebito dei servizi segreti, macchiata da carcerazioni preventive usate come strumento di crudele pressione per ottenere qualche «confessione», passata di mano in mano dopo che il pm che l'aveva cavalcata all'inizio era stato costretto al ritiro per gravi conflitti di interesse e si era buttato in politica (trombato), sembrava ormai arenata e dimenticata.

Invece ora la nuova pm prova a risvegliarla e chiama in causa le due europarlamentari italiane. Per cosa? Nessuno, neppure le dirette interessate, lo sa con chiarezza: l'unico frutto utile del Qatargate, finora, è stata la scoperta che il sistema giudiziario belga è persino meno garantista di quello italiano. Non esiste avviso di garanzia, non è necessario motivare la richiesta, i pm sono liberi di raccontare le loro versioni ai giornalisti lasciando all'oscuro (e spesso in carcere, come si è visto) gli indagati. Moretti e Gualmini ieri si sono occupate di incaricare un avvocato per poter avere accesso alle carte e capire perché le si tira in ballo. E si sono autosospese dal gruppo Socialisti&Democratici, com'è prassi in questi casi: «Abbiamo appreso dalla stampa la notizia della richiesta, da parte delle autorità giudiziarie del Belgio, di revoca della nostre immunità», scrivono in un comunicato congiunto. «Al fine di sottolineare la totale estraneità ad ogni fatto corruttivo, abbiamo deciso di auto sospenderci dal gruppo cui apparteniamo, per essere pienamente a disposizione della magistratura per qualsiasi esigenza istruttoria». Aggiungono: «Ringraziamo la delegazione degli eurodeputati Pd per la solidarietà politica e umana pubblicamente espressa». Nessun ringraziamento al partito e alla sua segretaria, che si guarda bene dall'occuparsi della scomoda questione. Tanto più che né Gualmini né Moretti fanno parte del suo entourage di fedelissimi. Anzi: soprattutto la riformista Gualmini è stata spesso esplicita nella sua critica alla subalternità di Schlein al populismo di Giuseppe Conte, e assai ferma sulla linea pro-Ucraina. Difficilmente quindi la segretaria si esporrà anche flebilmente in loro difesa: «Finirà che il Pd voterà per la revoca dell'immunità, per paura di far la figura di chi vuol difendere i suoi, e che i Ppe e altri si mostreranno più garantisti e consapevoli della dignità del Parlamento: persino uno di destra-destra come Francesco Storace ha espresso solidarietà a Gualmini e Moretti», prevede un esponente dem.

In privato molti dirigenti Pd non hanno dubbi: «La magistratura belga, raro esempio di magistratura peggiore di quella italiana, sta disperatamente tentando di salvare la faccia, dopo che la sua inchiesta sul Qatargate è stata travolta dagli scandali sulla sua gestione, è passata di mano in mano ed è finita nel dimenticatoio senza neppure un rinvio a giudizio dopo anni», dice uno di loro. In pubblico, però, sono in pochi a osar criticare una Procura, sia pur belga.

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