Patuanelli ribadisce il no al Mes M5s sventola la bandiera anti Ue

Grillini già pronti al riposizionamento in caso di ko dell'esecutivo. Ma a Bruxelles litigano tra di loro

Patuanelli ribadisce il no al Mes M5s sventola la bandiera anti Ue
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Tirare la corda, stando bene attenti a non spezzarla. Come fa il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, volto moderato del M5s, parlando del no grillino al Mes durante la trasmissione di Rai3 Agorà: «Il no al Mes è definitivo, l'Italia non dovrà mai attivarlo». Sembrerebbe un'opposizione decisa, smorzata poco dopo: «al momento il Mes è quello che conosciamo e impone delle condizionalità pericolose. Aspettiamo cosa uscirà dal Consiglio Europeo. Se lì si decide di rompere il Mes come un salvadanaio, prendere i soldi e usarli, allora vuol dire che abbiamo rotto il Mes». Una posizione molto simile a quella del premier Giuseppe Conte, che ha rinviato ogni decisione parlamentare a dopo il verdetto del Consiglio Europeo del 23 aprile. Dopo la tregua armata siglata con la conference call di mercoledì sera tra Conte e i capidelegazione Dario Franceschini e Alfonso Bonafede, i Cinque Stelle continuano a muoversi su un crinale molto precario. Tra la rivendicazione di un No di bandiera al Mes e la necessità di mantenere comunque il presidente del Consiglio sulla poltrona di Palazzo Chigi. Sperando che il gioco pericoloso non porti alla polverizzazione della maggioranza giallorossa. Perché c'è il timore crescente, tra gli stellati, di venire risucchiati da un'«operazione Colao». Lo stesso spettro dei tecnici e della solidarietà nazionale evocato con baldanza da un grillino di peso: «Chi vuole usare il Mes può appoggiare un altro governo Monti».

Ma le divisioni sono anche all'interno dello stesso M5s. Il gruppo stellato all'Europarlamento ieri si è spaccato su una proposta di risoluzione presentata da popolari, socialisti, liberali di Renew Europe e verdi. Falchi e colombe del Movimento a Bruxelles non si sono messi d'accordo sul testo che prevede sia il ricorso agli Eurobond sia un Mes light. Correnti che continuano a punzecchiarsi in Italia. Così una fonte parlamentare: «Il governo non cade ma ora che la situazione sanitaria appare più tranquilla gli uomini di Di Maio sono tornati a fare politica». E qui la polemica è rivolta alle bordate lanciate mercoledì dal reggente Vito Crimi, dal viceministro del Mise Stefano Buffagni e dal sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano. Con gli eletti più filo-Conte che cominciano ad avere paura che il bombardamento sovranista sia appoggiato da Beppe Grillo e Davide Casaleggio, già pronti a riposizionare il M5s nel caso crollasse il governo. Mentre, in privato, qualche parlamentare vicino a Di Maio ha cominciato a criticare l'attendismo di Conte in Ue. In ogni caso non sarà il Movimento a staccare la spina, anche se molti grillini si stanno preparando all'eventualità di un ritorno all'opposizione.

Tra chi vuole evitare questo scenario c'è sicuramente il presidente della Commissione Ue a Montecitorio Sergio Battelli, che due giorni fa ha chiarito che sarebbe sbagliato «togliere il Mes dal tavolo».

Opposta la considerazione di Alessandro Di Battista, che da un po' di tempo è tornato a parlarsi con Di Maio: «Il Mes mi auguro che esca fuori dal tavolo». Sul tema interviene anche il presidente della Camera Roberto Fico: «Il Mes non è lo strumento a cui mi affiderei». E Di Maio glissa: «In corso c'è una delle trattative più importanti della nostra storia».

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