L'immigrazione è uscita dai radar del Partito Democratico. Proprio mentre gli sbarchi registrano nuovi picchi, a sinistra il tema sembra passato in secondo piano. Nell'ultimo mese le dichiarazioni di esponenti Pd sull'immigrazione si contano sulle dita di una mano, e arrivano quasi tutte dalla Boldrini, una professionista del ramo. Eppure con le ondate di arrivi e la linea dura sulle ong del ministro dell'Interno Piantedosi, di materiale ce ne sarebbe eccome per i dem. Invece, sparute esternazioni, nella distrazione generale del Pd troppo concentrato in problemi più importanti, tipo il congresso. Eppure l'immigrazione è stato un grande cavallo di battaglia del Pd, la resistenza contro la destra inumana che respinge i migranti, il dovere dell'accoglienza, i nuovi italiani che «ci pagheranno le pensioni». Si ricordano azioni eclatanti del Pd: parlamentari dem (Delrio e Orfini) salire a bordo della nave ong Sea Watch, quella della comandante Carola Rackete. Il deputato Pd Chaouki autorinchiuso nel centro di accoglienza a Lampedusa per protesta contro le condizioni dei migranti. La congolese Cécile Kyenge catapultata in un governo, come ministro dell'Integrazione (premier il segretario uscente Enrico Letta). Poi le mozioni di sfiducia contro il ministro dell'Interno Salvini. Ma anche solo pochi mesi fa le barricate Pd a difesa del ministro Lamorgese, sotto attacco dal centrodestra per le frontiere colabrodo. Che fine ha fatto questa gloriosa battaglia? Anche nel confronto tra i due candidati alla segreteria l'immigrazione è stata derubricata a problema tra gli altri, non più una priorità nell'agenda della sinistra. Persino da Elly Schlein, nata e cresciuta politicamente in quel filone della sinistra pro-immigrazione, a partire dal suo documentario sull'immigrazione albanese (ovviamente premiato ai David di Donatello nel 2013) e poi con i festival delle migrazioni e delle genti e poi, da eurodeputata, sempre contro «le destre» sull'immigrazione.
Una stagione passata, si punta più sull'elettorato gender-fluid, sull'ambientalismo, su altri temi dove è più facile decidere che strada prendere. Si è capito che le campagne ideologiche per l'«accoglienza» non portano voti, ma li fanno scappare. Se è vero che l'immigrazione non è più in cima alle preoccupazioni degli italiani (sopra ci sono il costo della vita, il caro bollette, l'inflazione, l'occupazione, la sanità), è altrettanto vero che la linea del Pd sui migranti è sempre andata in una direzione diversa rispetto all'opinione pubblica. Tra i ministri dem più apprezzati c'è stato non per nulla Marco Minniti, considerato dalle ong e dalla galassia immigrazionista un nemico, praticamente uno di destra.
Poi anche il fatto che al Viminale sieda un prefetto e non un ministro della Lega o di Fdi, e che Salvini frequenti più cantieri autostradali che centri di accoglienza, ha reso il tema meno appealing, elettoralmente, per la sinistra. Che gli sbarchi continuino.
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