Pedofili, arrestato il sacerdote a capo della Caritas

Scoperta piattaforma dell'orrore. In manette don De Blasio

Pedofili, arrestato il sacerdote a capo della Caritas

Neonati e bambini violentati. C'era anche lui fra gli iscritti al canale pedofilo di Telegram: don Nicola De Blasio, 55 anni, direttore della Caritas di Benevento. Arrestato assieme alla «mente» del gruppo chiuso, un ragazzo appena maggiorenne, e un tecnico informatico di 37 anni piemontese. L'accusa? Detenzione di materiale pedopornografico.

Ventisei indagati, sequestrate migliaia di foto e video raccapriccianti, come li hanno definiti gli stessi inquirenti, nove mesi di indagini sotto copertura. Gli agenti della postale di Torino, dopo le prime segnalazioni, sono stati costretti a entrare con false identità nel gruppo ristretto di pedofili. Per nove mesi hanno condiviso, scaricato e archiviato immagini di bambini seviziati e abusati. Per don Nicola è stato deciso l'arresto «facoltativo» dalla Procura di Napoli per il materiale trovato nella sua abitazione.

All'interno del suo pc portatile, difatti, gli agenti del Compartimento della Campania, uno degli 11 compartimenti coinvolti nell'operazione «Meet Up», hanno trovato una cartella con migliaia di foto e filmati di bimbi violentati. Alcuni di appena pochi mesi. Non solo. Sequestrata una «ingente quantità di denaro» nella sua disponibilità, 170mila euro. De Blasio, parroco di San Modesto, ha spiegato al gip che i soldi erano i risparmi dei fedeli per la ristrutturazione della parrocchia. I file? «Fanno parte di un'inchiesta per documentare lo scandalo pedofilia nella Chiesa». Spiegazione che non convince e soprattutto non lo scagiona dall'accusa di detenzione.

Manco a dirlo, sconvolta la comunità beneventana alla notizia dell'arresto, avvenuto nove giorni fa. Don Nicola, interrogato dal gip Gelsomina Palmieri, ha risposto a tutte le domande negando «ogni tipo di impulsi nei confronti delle immagini» spiegano i suoi difensori, Massimiliano Cornacchione e Alessandro Cefalo. Fotografie risalenti al 2015-2016, quando il sacerdote avrebbe aperto, senza autorizzazione del Vaticano, un dossier poi interrotto.

«Il pc non funziona da anni, ho dimenticato di cancellare la cartella» mette a verbale. «Quei file non sono mai finiti in rete» spiega l'avvocato Cornacchione. Per il momento la Diocesi di appartenenza lo ha sollevato sia dall'incarico di direttore della Caritas che da quello di parroco nel rione Libertà.

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