Pensioni, sulla "Quota 41" gli alleati frenano la Lega

Il Carroccio propone la riforma con un ritocco "light" meno oneroso. Nella maggioranza vige la prudenza. Fdi: "Non scassare il bilancio"

Pensioni, sulla "Quota 41" gli alleati frenano la Lega
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È una storica promessa della Lega: riformare il sistema pensionistico e fare in modo che si possa andare in pensione con il solo requisito dei 41 anni di contributi, a prescindere dall'età. Tra il dire e il fare, naturalmente, c'è di mezzo la ricerca delle coperture.

L'ultima idea, frutto del lavoro del vicepremier Matteo Salvini e del sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, è l'introduzione di una Quota 41 «light».

In questa nuova versione la novità risiederebbe nel sistema di calcolo dell'assegno pensionistico che avverrebbe esclusivamente con il metodo contributivo. Attualmente, il calcolo della pensione varia in base all'anzianità contributiva maturata al 31 dicembre 1995. La proposta della Lega, quindi, eliminerebbe il sistema misto (retributivo-contributivo) a favore di un calcolo basato unicamente sui contributi versati durante la vita lavorativa.

Questa soluzione, secondo la Lega, presenterebbe diversi vantaggi, a partire dalla riduzione dei costi della riforma, aspetto su cui tanto Giorgia Meloni quanto il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti hanno sempre battuto, bocciando la precedente versione di Quota 41.

L'idea del Carroccio sarebbe ora dimostrare che i costi sono sostenibili così da riuscire a inserire la riforma nella Legge di Bilancio 2025. Bisogna però anche fare i conti con le perplessità della Cgil che teme che il risultato finale di un sistema di questo tipo possa portare a una decurtazione degli assegni tra il 15% e il 30%.

Nella maggioranza la proposta viene vissuta con prudenza e con un pizzico di sorpresa visto che, spiegano, il tema non era stato messo sul tavolo nelle ultime riunioni. La convinzione è che la Lega voglia rilanciare su un tema su cui si è molto esposta e rispetto al quale deve fare i conti con il proprio programma elettorale. Lo stesso Giorgetti, però, non ha mai nascosto che eventuali interventi devono essere coerenti con la sostenibilità complessiva della finanza pubblica.

E nel governo c'è la consapevolezza che «in questa finanziaria dovremmo soprattutto trovare il modo di reperire fondi piuttosto che decidere come spenderli». Nessuno però chiude la porta. «Sul tema pensioni come Forza Italia - dice Alessandro Cattaneo, responsabile dei Dipartimenti del partito di piazza San Lorenzo in Lucina, - la nostra attenzione è sempre quella di proseguire nell'aumento delle minime. Siamo consapevoli che sarà una Finanziaria in cui la principale sfida sarà trovare le risorse ma per noi, come forza liberale, questo rappresenta anche una occasione: privatizzazioni, lavorare per attrarre investimenti, valorizzare il patrimonio pubblico, fare in modo che i fondi pensioni aiutino l'economia reale di casa nostra».

Fratelli d'Italia, invece, con Marco Osnato, presidente della commissione Finanze della Camera, ricorda che la «stella polare è non scassare i conti pubblici».

«La previdenza complementare è sicuramente un'ottima opportunità soprattutto per le nuove generazioni. Questa può essere uno strumento per evitare assegni troppo bassi, che andrebbe incentivato con opportune defiscalizzazioni. Inoltre, la raccolta di denaro versato dai lavoratori può essere un concreto volano per finanziare l'economia nazionale.

Finora il governo Meloni è riuscito a trovare risorse per lo sviluppo dell'economia e per il sostegno delle famiglie senza scassare i conti pubblici e questa è la stella polare del centrodestra guidato da Fratelli d'Italia».

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